A pandemia in corso, e ancor più quando la fase acuta sarà superata, i laboratori di analisi sono il fulcro della grande battaglia che la sanità sta combattendo contro il Covid-19. Oscuri "topi di laboratorio", chini sui loro strumenti, sconosciuti ai più, diventano popolari. E le strutture dove si cercano tracce del coronavirus ambite. Anzi, diventano posti di potere. Chi è stato capace di muoversi per tempo ha guadagnato un vantaggio che, quando ci sarà da appuntarsi medaglie sul petto, risulterà decisivo.

La grande corsa - Già, perché anche questo è accaduto e sta ancora accadendo. Mentre negli ospedali c'era che si ammalava e moriva (senza distinzioni tra pazienti e personale medico), qualcun altro piazzava nelle Unità di crisi gli amici e altri si mettevano in bella mostra, tagliando fuori i "nemici" e trascurando il bene pubblico.

La mappa - Al momento, in Sardegna sono in funzione sette laboratori abilitati a effettuare i test Covid-19. Tre a Cagliari (Policlinico di Monserrato, Santissima Trinità e Brotzu), due a Sassari (Laboratorio di microbiologia dell'Aou e Istituto zooprofilattico), uno a Nuoro (ospedale San Francesco) e uno a Oristano (ospedale San Martino), operativo da ieri. Da questi pochi dati si evince che per tutta la provincia di Sassari (Gallura compresa) ha operato sino a venerdì 10 aprile un solo centro, quello dell'Aou diretto da Salvatore Rubino. Un lavoro piuttosto impegnativo visto che il territorio da coprire era vastissimo: 7692 chilometri quadrati per 491mila abitanti. La provincia più grande d'Italia. Per un mese e mezzo di epidemia le altre potenziali strutture sono rimaste giocoforza a guardare. Ignorato il laboratorio dell'Istituto di Igiene, ignorato quello dello Zooprofilattico (poi vedremo quando sarà chiamato in causa), ignorato quello del Mater Olbia, diretto da Giovanni Delogu, originario di Siligo, laureato in Scienze biologiche all'Università di Sassari, professore di Microbiologia e Microbiologia clinica all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, dal 2016 al 2019 responsabile della Diagnostica molecolare e Immunologica presso la Fondazione Policlinico Gemelli di Roma. Non l'ultimo arrivato, anche agli occhi di un profano. Niente.

Gallura orfana - Il problema di Olbia resta aperto. La città da sola conta 61mila abitanti ed è la porta di ingresso di enormi flussi turistici. «Se guardiamo al domani», spiega Roberto Li Gioi, consigliere regionale M5S, «ci potrebbe essere la necessità di eseguire i tamponi ai turisti in arrivo. È pensabile che a Olbia non ci sia un centro accreditato»? Non è pensabile, ma è quanto avvenuto sinora.

Le assunzioni - Ma torniamo a Sassari. Scoppiata l'emergenza, Rubino ottiene dall'Aou un grande spazio di manovra e accentra su di sé tutti i settori del laboratorio: Batteriologia 1 e 2, Micobatteriologia, Micologia, Parassitologia e Virologia. Per far funzionare questo apparato, soprattutto durante una pandemia, servono persone. Ed ecco che entra in gioco l'Università, altra grande protagonista, insieme all'ospedale, della sanità sassarese. Il 17 febbraio, il rettore Massimo Carpinelli, «esprime formale richiesta di inserimento in convenzione del professor Sergio Uzzau», nell'organico del Laboratorio di Microbiologia.

Il prof. Uzzau (Archivio L'Unione Sarda)
Il prof. Uzzau (Archivio L'Unione Sarda)
Il prof. Uzzau (Archivio L'Unione Sarda)

Uzzau, 53 anni, sassarese, dopo quattordici anni, ha ceduto il posto di amministratore unico di Porto Conte Ricerche all'algherese Gavino Sini, si è collocato in aspettativa ed è pronto ad accettare la proposta di Carpinelli, che viene approvata dal direttore generale facente funzioni dell'Aou, Nicolò Orrù, con la delibera n° 138 del quattro marzo scorso.

Il dg facente funzioni - Sarà uno degli ultimi atti di Orrù, poco dopo trasferito a Oristano e sostituito dal commissario Giovanni Maria Soro ai vertici dell'Azienda, finita nella bufera per il boom di contagi e per la conseguente inchiesta della Procura. Orrù era facente funzioni dopo le dimissioni del direttore generale Antonio D'Urso (marzo 2019) e, secondo la legge, sarebbe dovuto restare in carica per un massimo di sessanta giorni. È durato un anno, con poteri limitati all'ordinaria amministrazione, il contrario di quello che sarebbe servito in un momento drammatico come la pandemia. E anche questo aspetto è sotto la lente della magistratura sassarese.

Il primo passo - L'assunzione di Uzzau è solo il primo passo. Il 26 marzo, con tre distinte delibere (217, 218 e 221), vengono assunti sei biologi per rimpolpare l'organico del laboratorio. Mentre lo Zooprofilattico (come tanti altri) è ancora fermo. Entra in azione venerdì 10 aprile quando si vede recapitare da Rubino (che prima aveva contattato il laboratorio del Policlinico di Monserrato salvo poi cambiare idea) 17 tamponi, eseguiti su operatori sanitari di un reparto del Santissima Annunziata, incredibilmente tutti positivi. C'è stata una contaminazione? «No», risponde sdegnata l'Aou. «A verificarsi è stato un problema tecnico relativo alla preparazione dei campioni e che si è verificato in un'unica corsa di realtà in PCR». Qualcosa però deve essere accaduta, se le controanalisi affidate allo Zooprofilattico hanno trasformato l'esito da positivo a negativo di tutti i 17 campioni.

Ricerca spasmodica - Ma ora la nuova frontiera è la ricerca. Del Covid-19 si sa poco o niente. È passato dai pipistrelli all'uomo? È sfuggito a un laboratorio cinese? Chi è stato colpito dall'infezione sviluppa anticorpi che lo proteggono o rischia una recidiva? Ed ecco che tutti si buttano a indagare, a scoprire, a utilizzare compulsivamente test sierologici di nessuna affidabilità, come dice l'Istituto superiore di sanità. E come ribadisce Fausto Baldanti, ricercatore del Policlinico San Matteo di Pavia che sta sperimentando un kit (scelto in quello che egli stesso ha definito "uno sciame" di test) per la ricerca degli anticorpi neutralizzanti, quelli utili per mettere a punto il vaccino. Solo un kit validato e utilizzato in esclusiva su tutto il territorio nazionale garantirebbe qualche risultato.

All'avanguardia

E a Sassari, per essere all'avanguardia, non solo si effettuano test sierologici senza alcuna affidabilità ma adesso si procede alla ricerca del virus nelle feci. Presenza già riscontrata dai cinesi. Cosa utile, per carità. Magari quando l'emergenza sarà finita.

Ivan Paone

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