Arresti per narcotraffico, Saviano: «Sui portavalori mi dissero “parli male dei sardi”. La carte giudiziarie mi danno ragione»
Il giornalista dopo l’ultima operazione antidroga: «Trattare di criminalità organizzata non è diffamare, è l’esatto contrario dell’omertà. Difendere una terra non significa negare i fatti»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«Il primo aprile, dopo un mio video sulla rapina al portavalori, mi sono arrivati commenti tipo: “Perché parli male dei sardi?”. Ora esce questa notizia: “Maxi traffico di cocaina e marijuana in Sardegna, decine di arresti, nomi e ruoli chiari”. Non cambia quello che dicevo allora.
Cambiano solo le carte giudiziarie che oggi lo confermano».
Roberto Saviano torna sul tema Sardegna e criminalità. La polemica era esplosa quando, dopo il clamoroso assalto ai portavalori sull’Aurelia, in Toscana, aveva pubblicato un video nel quale sosteneva che gli autori potessero provenire dall’Isola, che produce criminalità di quel tipo.
Che avesse ragione era già dimostrato dalle immagini registrate dai testimoni della rapina: l’accento dei banditi era inequivocabilmente sardo. La certificazione è arrivata con le indagini della Procura di Livorno: il commando, secondo gli inquirenti che avevano effettuato gli arresti, era composto da sardi.
Ieri è scattata un’altra operazione della Dda di Cagliari che ha portato all’esecuzione di 21 misure cautelari contro due distinti presunti gruppi criminali che trafficavano marijuana e cocaina con la Penisola. E la movimentazione di droga era per svariati quintali.
«Lo ripeto: parlare di criminalità organizzata non è parlare male di un territorio, ma fare informazione», aggiunge Saviano, «difendere una terra significa non negare i fatti. Raccontare queste cose», dice il giornalista riferendosi alla narrazione dei fenomeni criminali radicati in Sardegna «non è diffamare. È l’opposto dell’omertà».
Nel post sui social Saviano rilancia anche un suo video di aprile, nel qual diceva: «La Sardegna gronda criminalità».
