«Abbiamo vaccinato, pensando di avere altri risultati. Ma la mortalità e gli aborti ci sono, la malattia si ripresenta sempre». Matteo Spada è un allevatore di Donori. La sua amara riflessione arriva dai microfoni di Videolina: ha parlato mentre le sue pecore agonizzano a causa della lingua blu che, visti i numeri, in Sardegna sembra dilagare anche in questo 2025.

I dati li fornisce il bollettino epidemiologico nazionale veterinario: solo a settembre, in 20 giorni, si registrano 100 focolai distribuiti in quasi tutta l’Isola. A non essere colpiti, finora, sono i territori dell’alta Gallura e del Sassarese. Una ventina di casi sono stati confermati due giorni fa, il 18 settembre: a Ottana, Orotelli, Sarule e Sedilo.  Ad agosto i contagi erano stati 76, appena 14 il mese precedente.

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Il virus della blue tongue ha cominciato a correre, quindi. Dall’inizio dell’anno sono state colpite greggi per un totale di 69.029 capi. Quelli malati sono stati 4.761, i guariti solo 24 mentre i morti – e già distrutti – sono stati 893.   Una su cinque, tra le pecore colpite, non ce la fa. 

Il primo focolaio dell’estate era stato registrato all’inizio di luglio, a Onanì: «Nessun allarme», aveva detto l’assessore regionale alla Sanità, Armando Bartolazzi, «un caso isolato, riconducibile ad una sporadica refrattarietà che non desta alcuna preoccupazione dal punto di vista epidemiologico poiché avvenuta all’interno di un gregge interamente vaccinato e pienamente immunizzato dall’isotipo riscontrato. La situazione in Sardegna risulta pienamente sotto controllo», aveva assicurato. 

I numeri di quest’anno sono ancora lontani da quelli dell’anno scorso: nel 2024 solo a settembre si erano registrati 2708 focolai. Ma a luglio erano stati appena 48. 

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