C’è chi rincorre un sogno per tutta la vita e chi, invece, è costretto a rincorrerlo due volte. La seconda, però, con la consapevolezza feroce di chi ha già guardato la morte negli occhi.

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Giulia Spettu ha 29 anni, viene da Quartucciu e oggi lavora sui set romani come stunt performer, la controfigura che entra in scena quando il rischio diventa reale.

Ma la sua storia non inizia davanti a una macchina da presa: inizia sotto un tendone immaginario, tra segatura e luci, quando era solo una bambina timida che sognava di essere “zingarella”, nomade, libera.

«Il circo era il premio di mamma e papà se facevo la brava: stare davanti, guardare gli artisti. In fondo il circo è sempre stata la mia anima».

Un’anima che poi cambia forma: dal circo al musical, dal teatro al cinema, passando per una lunga serie di deviazioni, cadute e ripartenze.

Giulia scopre presto che il palco è un antidoto alla sua timidezza. «Ero una bambina chiusissima. Il teatro mi ha salvata: è grazie a lui se ho imparato a comunicare».

Studia in Sardegna, poi il grande salto a Milano, al Music Art Show. Un anno durissimo: dodici ore di studio al giorno, compagni arrivati da scuole prestigiose, una sensazione costante di dover recuperare terreno. «Venivo dalla Sardegna, con meno possibilità. È stato formativo, ma tosto. Mia madre mi ha accompagnata all’audizione. Quando sono passata ho capito che forse potevo farcela».

E invece no. O almeno non subito. Tornata a casa, a Quartucciu, convinta di poter costruire tutto da lì, si scontra con una realtà che non perdona. Per sopravvivere – letteralmente e professionalmente – diventa personal trainer. Apre una palestra, diventa influencer fitness, lavora senza sosta per mettere da parte i soldi necessari a ripartire. Il sogno resta lì, in attesa.

Poi arriva l’interruzione più violenta possibile: un’infezione, un’endocardite fulminante, due mesi in ospedale. Setticiemia. «Sono arrivata che stavo morendo. Un giorno ci sei, il giorno dopo potresti non esserci più». È lì, in quel letto, che Giulia prende una decisione definitiva: se fosse uscita viva, ci avrebbe riprovato. Per l’ultima volta.

Non il musical, non il teatro. Il cinema. Inizia a studiare recitazione con Maurizio Pulina, che diventa una guida decisiva. «È stato lui a darmi l’input giusto, a farmi capire che quella poteva essere la strada». Arrivano le prime selezioni, anche una mancata occasione importante – la serie Il Mostro – ma ogni porta chiusa sembra spingerla più vicino al suo vero posto.

Quel posto ha un nome poco conosciuto: stunt performer. La controfigura.

«Ho scoperto che esisteva questa figura che sostituisce l’attore principale nelle scene più pericolose. Ho capito che era perfetta per me». Seconda volta a Roma, Termini, un taxi abusivo e una conversazione destinata a cambiare tutto. «Racconto a Emiliano Novelli della EA Stunt quello che voglio fare. Lui mi guarda e mi dice: “Trasferisciti a Roma e poi vediamo”».

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Giulia non ci pensa due volte, torna a Quartucciu, prepara i bagagli e si trasferisce nella Capitale.

E Roma, stavolta, risponde. Oggi lavora su produzioni di primo piano: è coinvolta nel nuovo film di Mel Gibson, in La dolce villa, in Che Dio ci aiuti 8 come controfigura di Ambrosia Cardarelli, in Iris su Sky come stunt di Maya, in Italianna (Netflix), controfigura anche di Lucy Hele e, infine, nella nuova stagione di Monster su Netflix come stunt.

Il suo è un lavoro che vive sul filo. Ma non c’è spazio per l’imprudenza. «Faccio cose pericolose, sì. Ma non puoi essere spericolato. Devi essere sportivo, allenato, e soprattutto avere una consapevolezza totale del tuo corpo». Ogni caduta è calcolata, ogni rischio studiato. Forse perché Giulia il rischio vero lo ha già conosciuto.

Eppure, anche ora che il sogno ha preso forma, c’è una nostalgia che non la lascia.

«Soffro tantissimo il mal di Sardegna. Un giorno tornerò a vivere qui, a casa mia, nella mia terra». È una promessa. Come quella fatta in ospedale, quando ha deciso di inseguire davvero il suo sogno.

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