In merito all’editoriale "Le Cicale del Tirso” del direttore Emenuele Dessì, interviene Andrea Sabatini, ricercato del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università di Cagliari. Riportiamo la sua lettera e, di seguito, la replica del direttore. 

“Gentilissimo Direttore,

vorrei mettere in evidenza che la gestione delle dighe e dell’acqua in Sardegna è un problema più ampio di quanto riportato e che l’espressione “buttare in mare l’acqua” è in realtà quello che nei modi e nelle dimensioni giuste andrebbe sempre fatto. Mi riferisco al “deflusso ecologico” o “deflusso minimo vitale” come veniva definito sino a qualche anno fa. Questo processo, che consiste in un rilascio minimo e costante dalle dighe, è previsto nel piano di gestione ma che non viene mai attuato.

L'importanza di un rilascio minimo continuo di acqua è fondamentale per garantire la vitalità nel fiume a valle delle dighe, per rifornire l'acqua di falda e ridurre il rischio dell'innalzamento del cuneo salino che porta alla salinizzazione dei pozzi e dei terreni coltivate nelle aree vallive.

Questo è il fenomeno che si rileva per esempio nella piana di Muravera e Villaputzu dove alcuni agrumeti ne stanno subendo le conseguenze. Quindi è giusto che venga garantita l’acqua per le attività umane come probabilmente (non ho competenze a riguardo) è giusto si possano equilibrare i quantitativi di acqua ritenuti tra le dighe ma non ci si deve scordare che l’acqua è un elemento fondamentale per l’ambiente e che le dighe sono opere fortemente impattanti.

Il sistema dighe in Sardegna, realizzata nel tempo, è probabilmente sovradimensionato per le esigenze dell’isola e quando non necessarie andrebbero dismesse (mi riferisco ad esempio alla diga Sant’Antonio Uta-Capoterra). Nella gestione generale invece bisognerebbe considerare gli sprechi che si hanno nelle condotte dalle dighe ai punti di smistamento e nelle condotte sia irrigue che cittadine.

Le perdite di sistema, senza considerare le perdite fisiologiche (evaporazione) se non sbaglio (ma bisognerebbe verificare) superano il 50%. Insomma, la questione è un po' più complessa e, secondo me, il messaggio che passa nell'articolo non è quello corretto. Certo un rilascio così imponete e temporaneo sul sistema Tirso non rientra in una corretta gestione della risorsa acqua. Di contro, interventi massicci a ridurre le perdite di sistema e gli interventi strutturali per poter garantire il deflusso ecologico dovrebbero essere degli obiettivi prioritari per un uso della risorsa acqua che in conseguenza dei cambiamenti climatici diventa sempre più preziosa.

Cordiali saluti

Andrea Sabatini

La mia era una provocazione … politica. Trovo davvero vergognoso che si butti via l’acqua in questa contesto siccitoso per un mancato dialogo tra tecnici e politici. Sul punto: la stazione di pompaggio può “pescare” 2,2 metri cubi/secondo, ma il rilascio dalla diga è molto, molto più abbondante. Il deflusso minimo vitale sarebbe salvaguardato anche pompando l’acqua da convogliare verso il Flumendosa. Sulle perdite abbiamo steso fiumi d’inchiostro. Il punto, oggi, è che si sta buttando via una risorsa inestimabile. Basterebbe accendere una “autoclave”. (e.d.) 

© Riproduzione riservata