La Sardegna si ribella. Non solo di 4.500 pale eoliche on e off shore date per certe a terra e in mare dopo l’ondata di progetti presentati dai signori del vento, agevolati da un vuoto normativo quasi totale, ma anche centinaia di migliaia di pannelli fotovoltaici.

In pochi anni, se tutti i progetti presentati dovessero essere accolti (e che tra l’altro potrebbero moltiplicarsi in breve tempo), molti terreni agricoli dell’Isola potrebbero essere ricoperti di silicio: centomila ettari così, senza batter ciglio.

Questo accade mentre la moratoria è stata cassata e la Legge aree idonee (già ampiamente depotenziata da Tar e Consiglio di Stato) attende il pronunciamento della Consulta.

La Pratobello è invece nascosta in un cassetto in Consiglio regionale, invocata da tutti ma, di fatto, sostenuta soltanto dai Comitati.

«La Radice "cass" quando si parla di leggi regionali è, in questi ultimi tempi, fortemente radicata nella politica regionale e l'atteggiamento di quella nazionale ha ridato vigore a scelte di stampo colonialistico nei confronti della nostra Terra», dice Davide Fadda, portavoce del Presidio del Popolo Sardo, che alla vigilia di Ferragosto ha organizzato una veglia per richiamare l’attenzione proprio sullo scempio in atto, causato dall’eolico.

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