Cannes, Kirill Serebrennikov: "No a boicottare la cultura russa"

19 maggio 2022 alle 17:30

Il dissidente russo Kirill Serebrennikov ha portato al Festival di Cannes il suo nuovo film "La moglie di Tchaikovsky", in lizza per la Palma d'oro, tornando a calcare il tappeto rosso dopo anni di arresti domiciliari.

Lo scorso anno aveva presentato il suo film in concorso in diretta da Mosca. E il suo arrivo sulla Croisette quest'anno è stato anche occasione per parlare della guerra in Ucraina, lanciando un segnale forte dal festival, dopo l'intervento di Zelesnky.

"In realtà si capisce che questo film è stato girato molto prima di tutti i tragici eventi - ha detto Serebrennikov - e quando inizia una guerra, quando accadono cose così catastrofiche in Europa, allora ci si chiede, volontariamente o involontariamente, è ancora possibile la poesia, come dopo Auschwitz?". Il riferimento è a chi invita a boicottare la cultura russa. "Posso capirli - ha detto - si sentono così male, sono così feriti, addolorati per quello che sta accadendo al loro Paese. È talmente insopportabile per loro, che naturalmente pretendono o chiedono di vietare tutto ciò che ha a che fare con la lingua del Paese che li ha attaccati, con una cultura che, secondo loro, ha la voce dell'aggressore". "Ma allo stesso tempo direi che boicottare una cultura sulla base della nazionalità è impossibile e a questo punto della storia lo abbiamo già sperimentato. Onestamente non è la cosa giusta da fare, perché la cultura è come l'aria, come l'acqua, come le nuvole, vive al di fuori di tutti noi".

In tempi difficili, ha sottolineato, "sono proprio l'arte, la musica, il cinema, il teatro, che possono dare alla gente l'opportunità di sentirsi viva".

(Unioneonline/v.l.)