Prezzi delle materie prime alle stelle e costi dell’energia record mettono in difficoltà l’agricoltura sarda, in particolare l’ortofrutta, ma anche gli allevatori di suini e bovini da latte. A queste criticità si aggiungono gli effetti sempre più pesanti dei cambiamenti climatici: in pochi mesi si è passati dalla siccità alle troppe piogge, e adesso al ghiaccio e all’assenza di precipitazioni.

“Un effetto caro prezzi che sta investendo tutto il territorio nazionale – ha spiegato il presidente di Coldiretti Sardegna Battista  Cualbu –, per questo da giorni come Coldiretti stiamo programmando una mobilitazione a sostengo soprattutto di quei settori, come ortofrutticolo, suinicolo e bovino da latte, che nonostante la crescita dei costi di produzione si ritrovano a vendere i propri prodotti agli stessi prezzi degli anni scorsi, a volte, e questo è il paradosso insostenibile, anche a prezzi inferiori. Nei prossimi giorni saremo davanti alle prefetture per manifestare questo disagio”.   

CARO PREZZI – Secondo l’associazione di categoria, il caro prezzi che si sta abbattendo sul mondo imprenditoriale sta facendo schizzare i costi di produzione, con l’energia elettrica che cresce di giorno in giorno registrando aumenti record. A questi si aggiungono quelli del gasolio e dei mangimi (intorno al +40%). Aumenti che il mondo agricolo paga alla fonte ma che spesso non trovano riscontro a valle, quando porta sul mercato i propri prodotti, come per esempio il latte vaccino venduto in media a 35 centesimi al litro.

Anche il settore suinicolo è uno dei più penalizzati dal Covid: “Mentre il prezzo di vendita della carne è sceso del 15% - ha affermato l’allevatore Pierluigi Mamusa – i costi di produzione sono cresciuti del 400%”.

SICCITÀ – Secondo Coldiretti, per i cerealicoltori, l’annata è in parte compromessa. Prima i ritardi nell’arare per i terreni troppo aridi, poi da novembre si sono dovuti fermare a causa delle intense piogge e oggi si ritrovano nel paradosso di avviare gli irrigatori per i campi seminati per via di quasi due mesi senza precipitazioni e dall’altra avere una parte di terreni ancora inaccessibili ai trattori perché inzuppati dalle quantità di acqua straordinarie cadute a novembre in cui si è avuto un + 45% di piogge in più rispetto alla media del trentennio 1981-2010, che lo classificano (novembre 2021) alla decima posizione nella serie storica dei mesi di novembre più piovosi.

Per i carcioficoltori le perdite si aggirano intorno al 70% di prodotto e del 55% di fatturato. I carciofi sono marciti e asfissiati in campo essendo rimasti a mollo per troppo tempo. Adesso l’incubo si chiama invece gelate che rischiano di bruciare i capolini.

La stessa situazione vale per tutti gli altri prodotti da campo, asfissiati e spesso non coltivati per via del clima che non permette di coltivare o per la durezza della terra dovuta alla siccità o alle troppe precipitazioni.

“Il caro prezzi sommato agi effetti dei cambiamenti climatici si stanno abbattendo violentemente sui campi e stanno mettendo in ginocchio la nostra agricoltura – ha affermato il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba –, una situazione ormai insostenibile e non aiutata da un sistema burocratico elefantiaco nemico delle imprese. Ci sono tante aziende che ancora non hanno ricevuto un euro dalla famigerata siccità del 2017, nonostante abbiano presentato domanda regolarmente con tanto di certificazione sul campo delle perdite”.

“Alla Regione abbiamo manifestato più volte questo disagio e mercoledì scorso durante l’audizione con i capigruppo abbiamo anche consegnato un documento articolato con diverse proposte – ha aggiunto Cualbu –. La Regione deve intervenire garantendo liquidità immediata alle aziende agricole sbloccando quelle pratiche ferme da troppo, tanto tempo, a cominciare dalla vergognosa storia della siccità del 2017”. 

(Unioneonline/F)

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