C'era una volta un bambino. Sembra una favola, e un po' lo è: ma soprattutto è una storia vera, che parla di amore per le parole e per la fantasia.

È una storia di Tuttestorie, festival (e prima ancora libreria) dedicato alla letteratura per ragazzi, che ha chiuso il 13 ottobre a Cagliari la sua quattordicesima edizione.

C'era una volta un bambino, dicevamo, che non sapeva ancora leggere, ma amava i libri. Perché erano colorati, divertenti. Ad aprirli si sprigionavano altri mondi. E per farlo di solito veniva in aiuto la voce dolce della mamma Paola, cosa che rendeva il tutto più gradevole. Quel bimbo lo chiameremo Michele, anche perché è il suo vero nome.

Ora Michele Vacca va per i sedici anni, svetta dall'alto del suo metro e ottanta o giù di lì, salta e scatta sul campo di pallavolo. Dieci anni fa il suo volto finì persino sul manifesto della quarta edizione del festival.

Oggi non lo frequenta più, ma quelle esperienze gli sono rimaste dentro.

"Andarci fin da piccolo, e passare tante serate nella libreria, è stato di grande aiuto nel mio rapporto con la lettura - racconta - perché mi ha avvicinato ai libri in maniera godibile, non come un'imposizione".

Michele è un po' il simbolo delle migliaia di ragazzi cagliaritani (e non solo) cresciuti insieme a Tuttestorie. Un bimbo di cinque anni che avesse partecipato al primo anno della rassegna, nel 2006, nel frattempo sarebbe diventato maggiorenne. Il nostro giovane pallavolista è leggermente più indietro rispetto a questa tabella di marcia, ma cambia poco. Rappresenta comunque un buon esempio di quello che ha lasciato, nel tempo, l'iniziativa nata dall'intraprendenza delle libraie di quella bottega che esercitava un fascino magnetico sui più piccoli.

"Adesso naturalmente i miei gusti sono cambiati - rprosegue - ma avere fin da bambino l'abitudine di leggere mi ha aiutato a farmi un'idea. Oggi amo molto i gialli, soprattutto i classici di Agata Christie. Li preferisco ad altri perché ne apprezzo molto anche lo stile della scrittura. E tra Poirot e miss Marple, scelgo Poirot. Poi mi piacciono i romanzi storici, per esempio di recente mi sono appassionato al Conte di Montecristo".

Se si parla del festival, "chiaramente è più calibrato sui bambini che su quelli della mia età", osserva Michele, "ma anche se ora non vado più ha rappresentato un'esperienza bella e importante. Oltre a far crescere il mio interesse per la lettura, è stato molto utile per stimolare la mia fantasia".

La madre, Paola Deplano, conferma: "Guardava tutte quelle storie animate e colorate e dopo un po' ha iniziato a disegnarle, lo faceva in continuazione. Ora che è diventato un grande lettore di fumetti, capita che se li disegni da solo".

In questo caso, la consuetudine con le pagine scritte e illustrate ha avuto l'effetto di sviluppare un'inclinazione specifica, che potrà essere coltivata a lungo. Ma è solo uno degli "effetti collaterali" di Tuttestorie.

"Sicuramente - riprende Paola - l'amore per i libri ha influito sulla varietà del suo lessico. E in quel contesto è stato anche educato all'ascolto, al silenzio".

Il festival, per altro, nel corso degli anni non ha curato solo il rapporto tra i bambini e la letteratura: "Ogni edizione è nata da un progetto imperniato su tematiche rilevanti, con una forte caratterizzazione educativa. Spesso aperte alla multiculturalità".

Uno dei migliori amici di Michele, Dario Martinez, è rimasto così affezionato al festival che quest'anno ha fatto da volontario nei giorni in cui si tenevano i vari eventi e laboratori all'Exmà, la sede che da qualche tempo ospita ogni autunno la chiassosa allegria di Tuttestorie: "Volevo provare questa esperienza - racconta - perché da piccolo mi sono divertito molto e volevo conoscere meglio questa manifestazione dal di dentro. Mi piaceva l'idea di vedere i bambini fare le cose che ho fatto io alla loro età, e di poter contribuire a fargliela fare".

Anche Dario amava leggere già dai primi anni di vita, e gli piace ancora: una parte del merito va anche a Tuttestorie, "perché mi ha fatto vedere la lettura come qualcosa di leggero, di festoso. E così la associo a un pensiero gradevole anche quando oggi, a scuola, ci assegnano il compito di leggere qualche libro".

Due ragazzi, due amici, due casi tra tanti, non certo isolati: è impossibile calcolare quante bambine e quanti bambini siano passati dal festival nei suoi quattordici anni di storia, probabilmente qualche decina di migliaia.

"Quando crescono non li seguiamo più come lettori, perché cercano altre cose", sorride Manuela Fiori, libraia di Tuttestorie e una delle ideatrici del festival, "però magari ritornano come volontari quando sono alle scuole superiori. Del resto la nostra manifestazione ha come missione principale la promozione della lettura ma anche la creazione di momenti di grande socialità, vuole essere un progetto di comunità".

Va detto che in molti casi il rapporto con gli ex bambini si protrae nel tempo, anche dopo la fase in cui l'adolescenza li conduce altrove: "Spesso li rivediamo da grandi, oppure abbiamo notizie dai loro genitori che ritornano da noi perché magari hanno avuto dei nipotini e vogliono educare anche loro alla lettura".

O magari capita di scoprire che, dietro la vocazione e i successi di qualche giovane adulto, è possibile intravedere l'impronta lasciata dai tanti pomeriggi trascorsi al festival o nella libreria.

"Per esempio c'è una ragazza, Francesca Sanna, che è diventata una bravissima illustratrice e ha già conquistato importanti premi internazionali. Quando ho saputo che era una delle nostre bambine di Tuttestorie - confessa Manuela Fiori - devo dire che mi sono emozionata e anche un po' commossa".
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