Diciamo la verità: ci piacciono le risposte preconfezionate e amiamo ritrovarci nelle verità assolute. Tendiamo inoltre a fare gregge e a far nostre le idee che vanno per la maggiore. È, in fondo, il meccanismo che alimenta la comunicazione sul web, dove chi scrive va alla ricerca di “like” e chi legge insegue il conforto per la propria opinione.

In questo clima di generale appiattimento il breve saggio "Dio nell’incerto” (Leg Edizioni, 2021, pp. 120) dello statistico Roberto Volpi rappresenta una salutare increspatura nelle acque di bonaccia intellettuale in cui siamo immersi, una necessaria boccata d’acqua fresca nel conformismo generale. Si tratta, infatti, di un libro realmente fuori dal coro rispetto al mainstream del pensiero contemporaneo, un libro che prova a dare una lettura alternativa rispetto a determinate concezioni sull’origine di tutto, sul ruolo dell’uomo e sul suo impatto sul pianeta in cui vive.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Volpi ci ricorda come oramai “siamo stati educati dal benedetto neodarwinismo che tanti meriti ha (assieme a qualche demerito) a pensarci al ribasso. La nostra galassia? Periferica. La nostra stella, il sole? Anonima. Il nostro pianeta? Piccolo. Il genere Homo? Un ramoscello tra i tanti del cespuglio della vita. La nostra specie, Sapiens? Una fogliolina tra le tante di quel ramoscello di quel cespuglio. Sapiens? Un vivente la cui mente non è che una variazione della mente degli animali. E via e via sempre sminuendo, cosicché si è portati a chiederci come sia possibile che questo modello per così dire di acclarata mediocrità possa risultare ineguagliato nell’universo mondo”.

Eppure, suggerisce Volpi, per ora è quello che è accaduto e nonostante lo spazio sia scrutato per decenni da telescopi sempre più potenti e visitato da sonde sempre più prodighe d’informazioni l’unicità dell’essere umano non è stata – sempre per ora – scalfita.

Il libro allora, senza voler imporre letture letterali della Sacre Scritture o teorie strampalate o terrapiattismi vari, ci sfida ad accettare una scommessa: quella che ci possa essere spazio nel nostro modello di pensiero per Dio, per la creazione, per la fede. Ci offre una chance per immaginare risposte alternative a quello che neppure la scienza è riuscita spiegare fino in fondo, cioè qual è l’origine di quel tutto a cui apparteniamo e di cui siamo, nonostante gli errori, protagonisti. L’origine è nel Big Bang come sostengono moltissimi scienziati oppure il primo alito di vita è stato altro? Roberto Volpi non ha una risposta preconfezionata. L’obbiettivo è altro, più alto, come scrive l’autore: “Vorremmo più chiaramente ed esplicitamente, ma senza partigianerie, rilanciare la grande sfida tra creazione ed evoluzione, tra Dio e caso – concetti e termini che la cultura del tempo vuole antitetici e vicendevolmente escludentisi senza che lo siano a tutti gli effetti – inquadrandola nel contesto che, a detta di chi scrive, più le si addice: quello della probabilità e della scommessa, quella scommessa a cui ricorse a suo tempo Blaise Pascal per parlare di Dio e muovere gli uomini ad abbracciare Dio. Un contesto nel quale trovano altresì posto anche altre decisive problematiche, che completano il discorso, venute in luce particolarmente in questi nostri anni di grandi scoperte scientifiche e di altrettanto grandi paure ecologiche per il nostro futuro”.

Sono quindi temi attualissimi, quelli affrontati da Roberto Volpi, ma proposti con una lettura sorprendente e capace di stimolare il dibattito e anche i neuroni. Una lettura ancora più stimolante perché accompagnata dalla semplicità della scrittura e del linguaggio usato. Pur affrontando anche argomenti tecnici legati al settore di studio dell’autore – la statistica e il calcolo delle probabilità – oppure tematiche filosofiche, Volpi non indulge in tecnicismi e punta su una scrittura piana, controllata, volutamente scarna, lontana da ogni manierismo.

Il tutto senza faziosità e senza tesi urlate, ma proponendo semplicemente l’idea che ci possono essere posizioni diverse da quelle dominanti oppure che la ricerca della verità passi da non avere preconcetti… dandosi delle possibilità e delle probabilità per scegliere.

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