Sette arcate sul Rio Mannu che hanno resistito 2 mila anni alle intemperie e all'incuria dell'uomo e che hanno persino sopportato per 30 anni il transito di tutti gli automezzi, compresi quelli pesanti, che si recavano al petrolchimico e alla zona industriale.

Stiamo parlando del ponte romano di Porto Torres, simbolo della città, lungo 135 metri e costruito agli inizi della Roma imperiale, ora circondato anche da erbacce e sterpaglie, e non solo. Grazie a fondi dei Beni Culturali (3,3 milioni di euro) verrà riportato alla pavimentazione originaria e ritroverà il suo antico splendore.

Oggi, finalmente, l'inizio dei lavori. Sarà naturalmente rimosso l'asfalto posato sul dorso del ponte nel secolo scorso, dopo di che cominceranno le opere di restauro vere proprie, dirette dal Segretariato regionale del Mibac con la collaborazione della Soprintendenza.

Sono previsti altri vari interventi: il ripristino dei vecchi basoli, la rimozione di numerose piante infestanti, interventi nei parapetti. Il ponte, inoltre, dovrà anche essere riparato da importanti lesioni che si sono aperte nelle sue arcate.

"Con l'ultimo ritrovamento del mosaico, proprio in via Ponte Romano e l'avvio dei lavori di oggi, questa città può avere una nuova consapevolezza nell'archeologia e nella sua importante storia, che può portare economia e sviluppo", afferma l'assessore comunale alla Cultura Mara Rassu.

Nella zona del ponte romano era previsto, inoltre, un parco fluviale, un importante progetto redatto circa 15 anni fa dalla ex giunta Usai Cermelli e approvato dagli organi competenti, attualmente perso nei meandri della burocrazia, senza che nessuno per ora si sia prodigato concretamente per riportarlo alla luce.

Nel frattempo c'è un altro scoglio da superare, quasi una beffa: nonostante le sollecitazioni, un tubo di Abbanoa che attraversa il ponte non è stato ancora rimosso.
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