La collana double face della casa editrice Emons mira a riproporre alcuni classici della nostra letteratura in un’edizione, appunto, “duplice”. Nel libro tradizionale, cartaceo, è presente, infatti, un codice QR che permette di ascoltare la versione audio del libro. Insomma, capolavori da leggere e da ascoltare in una collana che dopo aver presentato, tra gli altri, Mastro don Gesualdo di Verga letto da Ninni Bruschetta e Cuore di De Amicis nell’interpretazione di Alessandro Benvenuti, ora offre ai lettori-ascoltatori “Pinocchio” (2023, pp. 175) nella lettura di Paolo Virzì.

Diciamo subito che il capolavoro di Carlo Collodi (1826-1890) nella lettura del grande regista livornese è particolarmente godibile e si avverte immediatamente il piacere di Virzì nel dar voce alle pagine e ai personaggi di un libro che sente particolarmente nelle sue corde come confessa nell’introduzione al volume: «Mi piacciono i toscanismi della lingua di Collodi, adoro la sua voce e le voci dei suoi personaggi, che io provavo ad accennare quando leggevo il racconto ai figlioli prima di addormentarli. Le sue pagine sembrano fatte apposta per la lettura ad alta voce. La voce di Collodi è aspra, concreta, esatta, abrasiva. Ha una musica stupenda, ruvida, e a volte può essere languida e dolcissima, ma sempre accompagnata da un sorrisetto di beffa».

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Un tono beffardo, venato di toscana irriverente ironia in cui Virzì si riconosce pienamente tanto da scrivere che «Collodi vuole bene ai suoi personaggi, al suo protagonista, ma allo stesso tempo li prende in giro, li sfotte, li avvolge in una luce ironica». E il regista rende bene queste caratteristiche del testo collodiano esaltando nella sua lettura la vitalità, il riso, la perenne mobilità, il desiderio di libertà e la curiosità incosciente e irritante – almeno dal punto di vista di un adulto – di Pinocchio. Come scrive ancora Virzì: «Il burattino è un ciclotimico, dagli impeti eccessivi, sia nell’entusiasmo che nella delusione e nella rabbia. Si esalta dei momenti di contentezza e si crocifigge nei momenti di sconforto». E per tutto questo lo amiamo come lo hanno amato milioni di lettrici e lettori, bambini e adulti.

Sono proprio i tratti surreali, quasi folli del personaggio di Pinocchio a farcelo sentire vicino perché sono quei tratti che rappresentano l’antidoto più efficace a un mondo di costrizione e di dovere imposto dall’esterno in cui tutti un poco – o fin troppo – ci sentiamo costretti. Proprio l’adesione totale, da parte di Collodi, al mondo fantastico infantile del burattino, ai suoi incubi e ai suoi sogni, rende il libro assolutamente credibile: ogni lettore si identifica nelle paure, nelle speranze, nelle disavventure e nelle avventure di Pinocchio. Ogni lettore sa che, come per Pinocchio, il mestiere migliore del mondo, quello sognato da ogni ragazzo che sappia fantasticare in modo libero, per usare le parole del libro è «mangiare, bere, dormire, divertirmi e fare dalla mattina alla sera la vita del vagabondo». Almeno nella fantasia, perché non abbandonarsi a desideri come questi assieme a Pinocchio.

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