La quarantena come l'isolamento degli astronauti nello spazio? Secondo Luca Parmitano non è assolutamente così.

Il celebre astronauta italiano, in questi giorni a Houston, in Texas, dove è al lavoro, come tutti in telelavoro, per la Nasa e per l'Esa, racconta la sua vita ai tempi del coronavirus.

Seppur in Texas "gli spazi sono ampi e anche le abitazioni - spiega in un'intervista a Repubblica - e non è difficile sentirsi liberi e fare sport, nonostante le limitazioni".

A proposito della quarantena dopo aver viaggiato nello spazio, Parmitano ricorda come "non si fa più dai tempi dell'Apollo, quando c'era il timore di portare dei microbi sulla Terra. Adesso si fa il contrario, ossia ci si mette in quarantena prima di partire, per non portare microbi nella Stazione, un ambiente molto ristretto dove c'è il rischio che gli astronauti condividano qualunque microorganismo".

"Mi sento un privilegiato perché sto bene - racconta Parmitano - non perché sono abituato all'isolamento nello spazio".

"Ho molto da fare per riscoprire le mie due figlie dopo mesi di lontananza - ha poi aggiunto - e l'epidemia qui sulla Terra è una sensazione reale. Ma mi fido della scienza, so che esistono soluzioni, anche se sono complicate".

"In questo momento siamo su un campo di battaglia - spiega ancora Parmitano - e abbiamo un compagno ferito che perde molto sangue. La prima cosa è fermare l'emorragia, la seconda è pensare a come portarlo fuori e curarlo nel modo più organizzato. Non possiamo restare per molto tempo sotto il fuoco nemico".

(Unioneonline/v.l.)
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