Onassis: il romanzo di una vita eccezionale
Nel libro di Anna Folli la storia di un protagonista del NovecentoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Chi fu Aristotele Onassis? La risposta immediata è: uno degli uomini più ricchi del XX secolo. Ma è una risposta fatalmente riduttiva. Fu sognatore, donnaiolo, esule, lavapiatti, armatore, greco, turco, marito infedele, amante generoso. Invincibile e allo stesso tempo fragile e insicuro negli affetti duraturi.
Nato nel 1906 nella comunità greca di Smirne, ai tempi parte dell’Impero turco-ottomano, nei suoi quasi settant’anni di vita costruì un impero, comprò un’isola, strinse amicizia con alcuni degli uomini più potenti del mondo, Churchill su tutti, inventò Montecarlo, fece cadere ai suoi piedi, lui non bello, donne dal fascino straordinario, prime fra tutte Maria Callas e Jacqueline Kennedy, sopravvisse a un figlio amatissimo, conobbe l’apice del successo e l’abisso della solitudine di tutti gli uomini unici.
Aristotele Onassis ebbe molte vite, tutte vissute pienamente, e desideri infiniti, nessuno dei quali rimase un sogno astratto, perché tutti diventarono progetti da realizzare, soldi e potere da accumulare. La giornalista Anna Folli nel suo Prendersi tutto (Neri Pozza, 2025, pp. 448, anche e-book) dipinge in ogni sua sfumatura il ritratto di Aristotele Onassis. Narra la sua vita come un romanzo fuori dal comune, anzi una tragedia classica il cui eroe è immortale eppure irrimediabilmente umano.
Onassis della vita voleva tutto. E sicuramente riuscì nel suo intento. Anche se il prezzo da pagare in cambio fu molto, forse troppo alto.
Ad Anna Folli abbiamo chiesto come si potrebbe definire in poche parole Aristotele Onassis:
«Lo definirei un uomo forte e carismatico che, grazie alla sua determinazione, è riuscito a raggiungere una straordinaria ricchezza e un grande potere. Dopo aver perso tutto ciò che la famiglia possedeva durante la distruzione di Smirne ad opera dei soldati turchi, poco dopo la Prima guerra mondiale, decise che si sarebbe ripreso tutto quello che gli era stato tolto e ci riuscì. Non aveva ancora diciotto anni quando partì solo, con 50 dollari e un biglietto di sola ondata per l’Argentina. Dopo un anno, era già riuscito a guadagnare il suo primo milione con il commercio del tabacco».
Quali erano le sue grandi virtù? Quali i suoi maggiori limiti?
«Aveva certamente un grande fiuto per gli affari e volontà ed energia necessarie per raggiungere i suoi obbiettivi. Era disposto a tutto, pur di vincere e per raggiungere i suoi scopi e non si faceva scrupoli morali. Sapeva essere generoso, ma era anche spietato con i suoi nemici».
Cosa rappresentavano le donne per Onassis?
«Lui che era un uomo brutto, di bassa statura e poco elegante, è riuscito a fare innamorare di sé alcune delle donne più affascinanti del suo tempo. Quelle che sceglieva erano tutte donne di gran charme, prede ambite e desiderate. Ognuna di loro, in modo diverso, ha rappresentato il successo che era riuscito a ottenere. Più di una volta, gli sono servite anche a elevarsi socialmente, fin da quando, poco più che ventenne, ha fatto innamorare la figlia di un grande armatore norvegese».
Chi fu più importante tra la moglie Tina Livanos, Maria Callas e Jacqueline Kennedy?
«Hanno avuto ruoli molto diversi. Ha sposato Tina Livanos, la figlia del grande armatore, quando lei era giovanissima. Nei primi tempi sono stati felici e soprattutto lei gli ha dato i suoi due figli: Alexander e Christina. Questo li ha legati per sempre, anche dopo il divorzio. Maria Callas ha rappresentato la passione e a renderli complici è stata anche l’origine comune. Entrambi si sentivano profondamente greci: i due greci più famosi al mondo. Infine, Jacqueline è stata la dimostrazione vivente del suo successo. Dopo l’uccisione di John Kennedy nel 1963, lei era diventata una sorta di mito vivente: averla per sé è stata per lui una grande vittoria, ma si è accorto molto presto che i miti devono essere guardati da lontano. Conviverci può essere molto difficile».
Perché Onassis può essere considerato un grande protagonista del Novecento?
«Aristotele ha attraversato i momenti più importanti della storia del Novecento. Era ragazzino, quando nel 1922 i turchi hanno messo a ferro e fuoco Smirne e la sua famiglia è stata decimata. Durante la crisi del 1929, mentre si volatizzavano interi patrimoni, lui ha sfruttato la caduta dei prezzi per acquistare le sue prime navi. Nella Seconda guerra mondiale, si è trasferito a New York ed è diventato il magnate e il grande armatore che tutti conoscono. Persino la chiusura del Canale di Suez nel 1956, che per molti è stata una rovina, gli ha permesso di accumulare milioni, impegnando le sue navi nel trasporto del petrolio che non poteva più passare dallo Stretto. La sua intelligenza e la sua spregiudicatezza gli hanno permesso di sfruttare ogni occasione a suo vantaggio. Ma ha pagato a caro prezzo la sua fortuna con una serie di terribili tragedie familiari che hanno reso drammatici gli ultimi anni della sua vita».