La famosa necropoli nuragica di Mont’e Prama è stata scoperta casualmente da due agricoltori a Cabras. Era il 1974. Mentre il primissimo reperto, una testa in calcare, era stato recuperato in un fondo a un pozzo a Banatou, Narbolia, ma all’epoca si era pensato a uno dei tanti reperti punici presenti in quel tratto di Sardegna. 

Con decine di migliaia di frammenti, gli archeologi hanno ricostruito in questi anni circa 30 statue monumentali: guerrieri, pugilatori, arcieri, il più antico complesso statuario del Mediterraneo occidentale che è esposto al Museo civico Giovanni Marongiu di Cabras e al Museo archeologico nazionale di Cagliari.

Le prime due campagne di scavo, condotte tra il 1975 e il 1979 dagli archeologi Alessandro Bedini, Giovanni Lilliu, Enrico Atzeni, Maria Luisa Ferrarese Ceruti e Carlo Tronchetti avevano riportato alla luce architetture, tombe e sculture, confermando la natura cultuale e funeraria del sito. Ma si deve a Lilliu, esponente fondamentale dell'archeologia sarda, l'aver messo in rilievo che le figure che venivano fuori dalla terra in quel luogo del Sinis erano in realtà molto simili ai bronzetti nuragici, diffusi soprattutto nella prima Età del ferro, tra il 950 e il 700 a.C.

Le statue, ritrovate a pezzi, erano state trasferite nei depositi della Soprintendenza archeologica fino al 2005, quando si sono trovati finanziamenti e spazi per il progetto di restauro. Dal 2014, sotto la guida di Alessandro Usai, sono ripresi gli scavi con la supervisione della Soprintendenza diretta da Monica Stochino e preceduti questa volta da indagini con il georadar su circa 80 mila metri quadrati.

Negli ultimi anni sono stati recuperati pezzi di altre due statue di pugilatori, diversi dai primi ma dello stesso tipo delle due statue ritrovate in questi giorni nel sito, caratterizzate da un particolarissimo scudo flessibile, che copre la pancia del pugilatore e poi si piega ad avvolgerne il braccio e la spalla.

Una di queste due statue è esposta nel museo di Cabras, per l'altra si attende ancora il restauro, già progettato e che verrà finanziato con 2,8 milioni di euro messo in campo dalla Soprintendenza insieme con il Segretariato regionale del MiC.

(Unioneonline/s.s.)

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