Le colpe dei padri non ricadano mai sui figli. Il profeta Isaia anticipava una regola di civiltà che dovrebbe valere per tutti e in ogni tempo, meno che questo.

Le malefatte vere o presunte dei genitori non devono essere utilizzate per attaccare i figli soffiando come don Basilio nel Barbiere di Siviglia quel "sottile venticello che incomincia a sussurrare".

Tre casi continuano a far rumore. Matteo Renzi viene triturato (anche ma non solo) perché i genitori sono rimasti invischiati in questioni giudiziarie legate alle società che amministravano. Ora, il senatore sarà odioso anche più delle tasse e rompi quanto Sgarbi ma inchiodarlo per le presunte colpe dei genitori non è giusto. C'entra, ne ha approfittato ? A dar retta ai sondaggi poco più di zero. Restando nei paraggi anche il papà di Maria Elena Boschi ha avuto problemi con Banca Etruria dai quali (pare) ne stia uscendo. Comunque sia, la figlia ci azzecca? Un signore ha raccontato di aver lavorato in nero nell'azienda del padre di Luigi Di Maio. «E io che ne so», esclama il ministro. Qualcuno può dimostrare il contrario? In mancanza di prove, fiato al venticello: se non ha fatto ha visto e quindi sa. Quando si vuol fare della famiglia tutto un fascio da noi si dice "albero di fico, ramo di fico". Tralasciando l'innesto.

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