Mentre inizia il conto alla rovescia per le elezioni politiche del 4 marzo, tra i tanti i giornali stranieri interessati agli scenari futuri del nostro Paese spicca l'autorevole rivista scientifica Nature, che nei giorni scorsi ha dedicato un articolo piuttosto critico al tema dei fondi per la ricerca scientifica italiana.

L'autrice, Alison Abbott, si fa portavoce dei tanti ricercatori italiani che da tempo denunciano la situazione al collasso del comparto scientifico e accademico nazionale, pur vantando veri e propri centri d'eccellenza e professionisti apprezzati a livello internazionale.

Il nodo restano i tagli continui al settore, la precarietà dei giovani ricercatori e una burocrazia che paralizza il sistema scientifico, e se non bastasse negli ultimi anni si è fatto più sentire il divario tra le diverse aree del Paese, con un nord più ricco dove i dipartimenti universitari riescono a raggiungere le migliori performance e a conquistare fondi, e un Sud in difficoltà che fatica a stare al passo.

A una situazione di generale ritardo si sono aggiunti poi gli effetti della crisi economica del 2008, che ha fatto scendere del 20% la spesa per Ricerca e Sviluppo e insieme i budget per università e istituti di ricerca.

Ma il dato più allarmante resta quello della cosiddetta "fuga dei cervelli" sia verso quelle nazioni da sempre in prima fila nella ricerca scientifica - Usa e Gran Bretagna in testa - sia verso nuove mete come la Spagna. E la beffa è che l'Italia continua a spiccare nelle pubblicazioni scientifiche, ma in assenza di un cambio di rotta il rischio di smorzare le nostre "intelligenze" si fa sempre più concreto.

Ecco perché anche Nature dedica la sua attenzione alla prossima tornata elettorale e, al di là di chi uscirà vincitore dalle urne il 4 marzo, riporta l'attenzione verso la cultura scientifica in Italia, una risorsa fin qui piuttosto bistrattata dalla nostra politica.

(Unioneonline/b.m.)
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