Ci aravano sopra. Ci seminavano orzo e fave. Niente grano. In quel punto la terra era poco profonda per il frumento. Il promontorio era quello della Marmilla. Lo skyline inequivocabile, il paesaggio sinuoso, come marchio indelebile levigato dal vento che da sempre accarezza quelle maestose rotondità scolpite sull’orizzonte. Oreste Sanna, proprietario di quelle terre nell’agro di Barumini, mai se lo sarebbe immaginato. Le prime intuizioni non furono archeologiche. I primi a sospettare che non si trattasse di una collina come le altre furono i braccianti. Per le genti di quel triangolo tra Las Plassas, Tuili e Barumini quel pozzo in cima a quel cucuzzolo, però, nient’altro era che “Sa Funtuna”. Sino a quando il bambino prodigio della Marmilla, quello che si fece archeologo contro il volere del nonno che lo voleva notaio, non cominciò a traguardare il paesaggio con gli occhi nuragici di un Sardus Pater.

Risveglio nuragico

Lo diceva sempre Giovanni Lilliu: sono un nuragico, semplicemente mi sono risvegliato qualche migliaio di anni dopo la grande civiltà del Popolo Sardo. Il Professore, all’epoca giovane archeologo nato nella terra promessa dei Nuraghi, non ci mise molto a tradurre ascisse e ordinate di quel luogo tanto misterioso quanto segreto. Ragionava come un uomo d’altri tempi, come se quegli occhietti vispi e minuti avessero radiografato quella collina all’ingresso di Barumini. Intuizione, capacità di interagire con la memoria degli avi più antichi, rilievi puntuali con la tecnica dell’archeologia dei paesaggi, forieri di scoperte imponenti. L’alba è quella degli anni Cinquanta quando quell’uomo minuto decise di tentare qualche saggio nel terreno predestinato al Pantheon del Patrimonio dell’Umanità.

La scoperta della Reggia

Il riscontro è la conferma: dentro quella collina c’è il più imponente giacimento dell’antica civiltà nuragica della Sardegna. Sa Funtana nient’altro era che una torre dell’antico bastione, la struttura archeologica che si prospettava in quei riscontri terrestri era il primo vagito della grande Reggia di Barumini. Non ci mette molto il giovane profeta nuragico a convincere l’allora Soprintendente Gennaro Pesce: serve un’imponente campagna di scavi per riportare alla luce la struttura del grande nuraghe, protetta nei secoli da terra e vegetazione. Detto fatto. Quaranta braccianti locali, in gran parte reduci di guerra, i buoi da tiro sottratti al vomere delle campagne come motrici. I conti economici dell’operazione segnano un costo di venti milioni di lire. Inizio lavori 14 maggio del 1951, fine il 15 novembre del 1956. Ai tempi d’oggi ce ne avrebbero messi venti di anni, non cinque. Lui, Giovanni Lilliu, vista lunga e occhi nuragici, realizzò con i "fratelli di una grande avventura" la prima vera impresa nuragica dal dopoguerra restituendo alla magnificenza uno dei capolavori dell’antica civiltà del Popolo Sardo. Settantadue anni dopo lo sguardo lungo del Sardus Pater incrocia sulla via della terra dei Nuraghi quello dell’intelligenza artificiale. La nuova frontiera dei Nuraghi ora entra nello sconfinato mondo della scienza più avanzata, come se quella mente sopraffina del bambino di Barumini avesse ceduto i cromosomi nuragici a quel calcolatore infinito di parametri, algoritmi, coordinate e ordinate, valutazioni assiali e intuito da archeologo. A mettere insieme tutti gli elementi nuragici, dalla riconoscibilità del paesaggio all’interpretazione dei segni, dalla scansione della geologia a quella dell’antropizzazione, ci hanno pensato tre centri di ricerca avanzata, tutti protesi a “riempire” il cervello artificiale di ogni elemento utile a scoprire “artificialmente” i luoghi ancora segreti e misteriosi della Civiltà nuragica. A creare la prima intelligenza “nuragica” artificiale in grado di scoprire i siti nuragici ancora segregati sottoterra, come lo era il monumentale “Su Nuraxi” nel secolo scorso, sono stati l’Institute of Heritage Science del CNR, il Department of Computer Science e l’Interdepartmental Research Center DigiLab della Sapienza di Roma. Il progetto firmato da sei ricercatori, Augusto Palombini, Edoardo Baiocchi, Romeo Lanzino, Saverio Giulio Malatesta, Marco Raoul Marini, Paolo Rosati è sintetizzato nel titolo: «NuragAI», analisi delle immagini del paesaggio sardo guidata dall'intelligenza artificiale, alla ricerca di monumenti sconosciuti. Occhi e intelligenza artificiali per scrutare la terra di Sardegna, passarla ai raggi x, utilizzando quei parametri che permisero agli albori dell’archeologia nuragica, con occhi, analisi e intuizioni umane, di scoprire vere e proprie città primordiali seppellite dal tempo, dalla terra e dalla vegetazione. In sintesi, lo studio appena pubblicato dai centri di ricerca ha messo nero su bianco un modello di analisi territoriale, appunto «NuragAI», che attraverso l’intelligenza artificiale punta ad «analizzate le immagini satellitari, al fine di identificare i monumenti nuraghi (monumenti tipici della regione Sardegna, Italia, durati da 1,8 a 0,7 mila a.C.), esplorando il paesaggio e tentando un rilevamento sistematico dell'isola sarda». I dati che forniscono i ricercatori sono ancora coperti dal “segreto” scientifico, ma da un training preliminare, emerge «un esito eccezionalmente positivo, ed una precedente sperimentazione di utilizzo». Per i ricercatori «i risultati soddisfacenti stanno portando lo studio verso un’analisi sistematica delle immagini satellitari dell’intera regione sarda, al fine di verificare nuovi monumenti e aprire nuove prospettive per l’uso dell’intelligenza artificiale nella ricerca archeologica». La ricerca parte dall’analisi della Grande Civiltà Nuragica, da quanto Lilliu e l’immensa fucina di archeologi sardi hanno portato alla luce nell’ultimo secolo. Una mappa che più volte ha messo nero su bianco la diffusione e l'elevato numero dei monumenti scoperti e censiti. «Tuttavia, - scrivono i ricercatori - non è stata condotta alcuna ricerca basata sulle applicazioni dell’intelligenza artificiale per l’analisi delle immagini». Lo sviluppo dell’analisi ha due capisaldi: ciò che è conosciuto e ciò che è ancora ignoto. Si parte da un campione di 2000 immagini aeree satellitari di tipo «positivo» (presenza di nuraghe) e «negativo» (assenza). Con l’elaborazione di una miriade di elementi si sono posti l’obiettivo di «raggiungere un algoritmo in grado di riconoscere automaticamente gli elementi del nuraghe e ottenere un database completo dei monumenti di tutta la regione».

Nuragico artificiale

Il progetto ad elevata valenza scientifica punta ad utilizzare nel campo della ricerca archeologica nuragica un sistema di intelligenza artificiale per "imparare" ad individuare le caratteristiche dei nuraghi attraverso una fase sperimentale, al fine di analizzare l'intera Sardegna con l’obiettivo di verificare la presenza di reperti sconosciuti e rsicontrare sul campo l'affidabilità del modello scientifico. È qui che subentrano tutte le più avanzate tecnologie legate all’intelligenza artificiale. Lo studio, infatti, sfrutta un'architettura basata sull'attenzione, denominata Vision Transformer, simile ad una Rete Neurale Ricorrente. Nei termini più semplici che si può, si tratta di un “codificatore” automatico in grado di interpretare il territorio. In pratica si potrebbe parlare di super-occhi, super-attenti, iper-intelligenti, capaci di leggere, analizzare e restituire simulazioni oltre quel che si vede sul campo.

I test rivoluzionari

Si sono presi il sicuro gli scienziati: «I test sono stati eseguiti utilizzando uno schema di validazione incrociata 10 volte, calcolando così la media dei risultati di 10 test diversi. La rete è stata addestrata su 100 epoche su 1000 immagini positive e 1000 negative in circa un’ora». Il risultato finale è dirompente: «L'esperimento ha dato un risultato eccezionalmente interessante: il sistema riconosce correttamente il 98,73% delle foto aeree in cui è presente un nuraghe, fin dalle sue fasi più facili. Un'analisi più approfondita ha rivelato che i fallimenti si sono verificati quando l'ambiente circostante è simile agli ambienti più comuni dei campioni positivi: quando c'è un'elevata somiglianza tra un terreno dell'esempio negativo e un nuraghe circostante, il sistema potrebbe fallire. L'architettura sembra robusta grazie ai risultati ottenuti con un set di dati di soli 2000 campioni». Sulla grande civiltà del Popolo Sardo, dopo la mente illuminata di Giovanni Lilliu, incombe l’era dell’intelligenza “nuragica” artificiale.

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