Giotto era non solo una grande pittore, ma un rivoluzionario. È stato il primo artista del Medioevo a dare un’anima ai personaggi dei suoi dipinti e affreschi. Con Giotto per la prima volta nell’arte medievale il tema religioso è calato in una dimensione storica, terrena, che consente di parlare di umanizzazione del tema sacro. Con le sue figure, con i suoi corpi così realistici e carnali portò il cielo in terra e aprì la strada alla grande stagione artistica del Rinascimento. Il paradosso, però, è che dei quadri e degli affreschi di questo maestro sappiamo se non tutto, molto. Dell’uomo Giotto sappiamo invece poco, dato che molti avvenimenti legati alla sua esistenza sono ammantati di leggenda.

Grazie a un accurato lavoro di scavo negli archivi e a una lettura attenta delle cronache coeve al grande pittore Alessandro Masi, storico dell’arte e giornalista, ci propone allora una documentatissima biografia dell’uomo che rivoluzionò la pittura a cavallo tra il Duecento e Trecento. Nel suo recente “L’artista dell’anima” (Neri Pozza, 2022, pp. 176, anche e-book) Masi narra, infatti, la vita di Giotto con il ritmo di un romanzo, anzi di una cronaca medievale. Riesce a costruire un racconto vivido, coinvolgente, che spinge il lettore a condividere lo stupore e la meraviglia dei primi che poterono osservare opere che non avevano alcun paragone con quanto dipinto prima. Così entriamo con il grande artista nella Basilica Superiore di Assisi, nella Cappella degli Scrovegni di Padova e ci sediamo accanto a lui mentre dipinge nella sua bottega i capolavori destinati a renderlo immortale.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Assieme alla capacità di restituirci pienamente il genio giottesco, Masi vuole ricostruire il clima sociale e storico in cui emerse il genio di Giotto. E ci fa conoscere quasi di persona chi furono gli straordinari compagni di viaggio del pittore. Emergono così i rapporti con Cimabue, grande maestro della generazione precedente, e quelli con gli intellettuali del tempo, primo fra tutti Dante Alighieri. L’autore della Divina Commedia, infatti, si fece fare un ritratto da Giotto nel 1302 e incontrò nuovamente il pittore a Padova, molti anni dopo mentre era intento a dipingere la Cappella degli Scrovegni. Soprattutto Dante celebrò il talento giottesco in celebri versi del Purgatorio quando scrisse: “Credette Cimabue ne la pittura tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, sì che la fama di colui è scura” … poche parole per farci sapere che già i contemporanei consideravano l’arte giottesca inarrivabile per chi lo aveva preceduto! E ancora: Boccaccio fece di Giotto un personaggio del suo Decamerone. Giotto, insomma, fu il protagonista di un’epoca in cui i talenti non mancavano in tanti campi della cultura e dell’arte.

Allo stesso tempo Masi non ci nasconde come quel grande pittore sia stato uomo non privo di ombre e contraddizioni. Dal punto di vista pittorico certamente il migliore interprete di sempre degli ideali e della vita di Francesco d’Assisi, ma viveva nell’angoscia di diventare povero e di non poter sistemare la sua numerosa prole. Probabilmente una volta arricchito divenne anche usuraio e, invitato dagli intellettuali a schierarsi nell’agone politico dell’epoca, si dimostrò tutt’altro che incline alle azioni coraggiose.

Fu quindi un essere umano non esente da meschinità, ma proprio perché l’uomo non era eccezionale ci deve apparire più straordinario quello che seppe fare con la sua arte. E fece qualcosa di unico come scrive proprio Masi presentando il suo libro: “Narro di Giotto, Francesco e Dante come tre portatori di un nuovo messaggio, raffigurati come vertici di un triangolo equilatero che ancora oggi rimane fondamentale nel progresso della specie umana. Figlio di un secolo nuovo, il pittore fiorentino agì con gli altri due in quel clima epocale che segnò la fine del Medioevo dischiudendo l’era moderna, progenitrice di quell’Umanesimo universalistico che fu il Rinascimento italiano”.

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