Solo lo scorso anno aveva spento venti candeline. Ma dopo il grande traguardo, ben presto, è arrivato lo stop: il Festival della cultura popolare Cuncambias quest’anno non si farà. Non un addio, ma – forse – solo un arrivederci. E le spiegazioni arrivano, senza filtri, in una lettera aperta degli organizzatori alle «amiche e amici», affidata alla rete. Tra le righe, oltre al dispiacere anche anche i malumori del gruppo che accusa il Comune di San Sperate di non aver mai «sostenuto a dovere il nostro progetto, con contributi economici irrisori, quasi offensivi».

Le ragioni alla base del cambio di rotta «sono molteplici. La maniera più diplomatica per comunicarvi il perché, sarebbe quella di dire che dopo aver messo a disposizione di tutti e tutte il nostro entusiasmo, le nostre capacità, il nostro lavoro, sentiamo l’esigenza di fermarci un po’, di riflettere su ciò che è stato e su ciò che sarà. Ma questo è vero solo in parte». La questione di fondo però, la scintilla che ha fatto scoppiare la polveriera, sarebbe ben lontana dalle poche energie rimaste o dagli stimoli da ritrovare. A venir meno – come già anticipato – sono stati gli aiuti delle istituzioni che «sono deputate a interagire, sostenere e finanziare progetti come il nostro – recita l’avviso –, Regioni, Province (quando avevano un ruolo) e, soprattutto, Comune. Il nostro Comune, quello di San Sperate».

«Un Comune che, a nostro avviso, non ha mai sostenuto a dovere Cuncambias, non ha mai davvero creduto in un progetto aperto, inclusivo e ricchissimo di proposte come il nostro: da Vinicio Capossela a Stefano Benni, ricordiamo, passando per l’amica Michela Murgia, tante volte con noi, sino ad artisti come Teresa De Sio, Gianmaria Testa, Paolo Nani o Marco Baliani, per un totale di centinaia di appuntamenti in vent’anni; in pratica, lo stato dell’arte dell’attuale produzione culturale isolana. Ancora di più, un progetto di Festival attentissimo alle esigenze del paese, in tanti di quei modi che non avrebbe senso stare a elencarli. Ci piacerebbe dire che Cuncambias è cresciuto con il paese, ma sentiamo che, se così è stato in passato, per certi versi, oggi non è più». 

In chiusura una domanda per tutti gli affezionatissimi al Festival: «Ci domandiamo, e vi domandiamo: ora che finisce l’esperienza di Cuncambias, dopo che altre importanti esperienze culturali del paese hanno già sospeso o spostato le proprie attività, cosa rimane della vocazione culturale, popolare e comunitaria di San Sperate?». Tra i commenti al post, in tanti hanno già manifestato il proprio dispiacere. «Mancherà tanto a tutti, specie ai bambini», scrive un utente. «Che dispiacere...è stato un appuntamento che aspettavo con grande attesa e affetto ogni anno e che non mi ha mai deluso», confessa un’altra follower. E i messaggi fioccano, tutti con lo stesso umore. 

(Unioneonline/v.f.)

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