“Finora ho preferito evitare commenti su una vicenda che mi ha molto amareggiata, ritenendo che il silenzio, di fronte a parole tanto inopportune, fosse la scelta più sensata. Quando, però, si supera il limite e si arriva, forse paradossalmente con fini opposti, a commenti inappropriati che scadono nella ridicolizzazione è, secondo me, impossibile non replicare”.

Sono le parole di Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone, che con una lettera inviata a “La Sicilia” ha deciso di intervenire sul caso sollevato dall'autobiografia del magistrato Ilda Boccassini, in cui si racconta di una storia d’amore con il magistrato ucciso da Cosa Nostra il 23 maggio 1992.

“Quel che allarma innanzitutto - afferma Maria Falcone - è che sembra si sia smarrito ormai qualunque senso del pudore e del rispetto prima di tutto dei propri sentimenti (che si sostiene essere stati autentici), poi della vita e della sfera intima di persone che, purtroppo, non ci sono più, non possono più esprimersi su episodi veri o presunti che siano e che - ne sono certa - avrebbero vissuto questa violazione del privato come un'offesa profonda”.

Poi il duro attacco a un contributo uscito proprio su “La Sicilia” a firma di Ottavio Cappellani, in cui viene effettuata una ricostruzione satirica di alcuni passi del libro della Boccassini, nello specifico la parte dedicata ad un volo verso il Sudamerica. Lo scrittore immagina la scena di "lei con tutta quella capigliatura riccia sull’aereo per l’Argentina, in quel 'lusso rilassante', appoggiata per tutto il tempo, dico 'per tutto il tempo', dall’Italia all’Argentina, sulla spalla di Giovanni Falcone, ascoltando Gianna Nannini, che uno si immagina Falcone, 'per tutto il tempo', con Gianna Nannini nell’orecchio e i capelli ricci della Boccassini nel naso che gli prudono, col braccio addormentato e la Boccassini che si struscia e canticchia".

"Questo immaginare scenette da sit-com di basso livello – precisa ancora Maria Falcone – questo descrivere due persone, che hanno fatto della compostezza e della riservatezza regole di vita e che sono state uccise per difendere la democrazia nel nostro Paese, come ridicoli protagonisti di un romanzetto di quart’ordine è vergognoso". "In nome della libertà di espressione del pensiero non si può calpestare la memoria di chi non c’è più e la sensibilità di chi è rimasto e ogni giorno deve confrontarsi con un dolore che non può passare", la conclusione.

(Unioneonline/v.l.)

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