Inquietudine, fascino e mistero avvolgono Lollove, borgo dell’amore, luogo senza tempo, inserito nel club dei borghi più belli d'Italia. Tra ripide e strette viuzze in acciottolato, case in pietra grigia inerpicate sul declivio di una collina, da qui si gode del panorama sulla vallata sottostante. Poche abitazioni sono intatte, molte ormai in rovina.

In tutto il paese regna un silenzio surreale che evoca racconti antichi. Come quello secondo cui una o più francescane penitenti dell’antico monastero furono accusate di rapporti carnali con pastori locali. Scoperto lo scandalo, le monache abbandonarono il villaggio scagliandogli contro una maledizione: «Lollove sarai come l’acqua del mare, non crescerai né mostrerai (di crescere) mai!». Una leggenda divenuta realtà: il borgo è rimasto sempre piccolo pur resistendo in eterno alla scomparsa, grazie alla tenacia di pochi abitanti dediti ad agricoltura e allevamento. 

Loy (nome aragonese del paese fino al XIX secolo) durante il Medioevo nelle valli dei fiumi Cedrino e Sologo era il maggiore di tanti villaggi. Fu Comune fino a metà XIX secolo, ora è l’unica frazione di Nuoro. Nel 1950 contava oltre 400 abitanti, oggi poche decine. Non c’è medico, né scuole, né ufficio postale, negozi o bar. C’è la chiesa di Santa Maria Maddalena con un prete che arriva ogni domenica dal capoluogo. 

Come per magia si rianima per l’antica patrona santa Maria Maddalena (a fine luglio), per l’attuale patrono San Biagio (a inizio febbraio), per San Luigi dei Francesi (a fine agosto) e Sant’Eufemia (a metà settembre). Anche a novembre il borgo si accende, in occasione di Vivilollove, tappa di Autunno in Barbagia: in mostra pratiche, un tempo quotidiane, artigianali, di panificazione e preparazione di pietanze.

(Unioneonline/D)

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