Pozzo sacro di Santa Cristina, un luogo imperdibile in Sardegna
Un gioiello architettonico per dimensioni e proporzioni, che evoca sacralità e culti misteriosiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il pozzo del santuario nuragico di Santa Cristina è l’area nuragica sacra per eccellenza: si erge in un altopiano basaltico, nel territorio della vicina Paulilatino.
La storia del pozzo sacro di Santa Cristina
Il nome deriva dall’adiacente chiesetta campestre di Santa Cristina, risalente all’XI secolo, di cui resta parte dell’abside e, intorno, 36 muristenes, caratteristiche casette che ancora oggi ospitano i pellegrini durante la celebrazione delle novene, a metà maggio in onore della santa e a fine ottobre quella in onore dell′arcangelo Raffaele.
Caratteristiche e struttura
Il sito archeologico sorge a poche decine di metri da quello cristiano-medioevale, immerso nel verde di ulivi secolari. È diviso in due nuclei: nel primo si trova il tempio a pozzo, risalente al Bronzo finale (XII secolo a.C.), abbracciato da un recinto sacro (themenos) a forma di “serratura”. Costruito con conci di basalto finemente lavorati e con tecniche accurate, il tempio è un gioiello dalle forme geometriche perfette. All’interno è formato da vestibolo, da una scala e da una camera con volta a tholos (falsa cupola), realizzata con anelli concentrici. Il vano scala ha sezione trapezoidale con muri aggettanti di sette metri. I 25 gradini si restringono man mano fino alla cella, coperti da architravi posti specularmente: l’effetto è di ‘scala rovesciata’.
A cosa serviva il pozzo di Santa Cristina?
Il sito, come tutti i pozzi sacri, evoca le energie e i culti delle acque, che richiamavano genti nuragiche da tutta l’Isola. L’acqua arriva alla vasca, scavata nella roccia, da una falda perenne: il livello è sempre costante. È presumibile che in origine il tempio fosse coperto e che la parte elevata fosse simile a quella del pozzo sacro su Tempiesu di Orune.
Cosa succede durante l'equinozio?
Nel mese di settembre (dal 21 al 23 alle ore 12) e nel mese di marzo (dal 18 al 21 alle ore 11) in occasione degli equinozi il sole illumina perfettamente il fondo dell’interno del pozzo passando per il vano scale. Il sole, con i suoi raggi, si riflette dentro il pozzo sino a toccare l’acqua. In questa circostanza l’osservatore, mentre guadagna gli ultimi 6 scalini interni, viene accompagnato da due ombre: una si proietta nell’acqua, un’ombra capovolta discende dalla camera a tholos a testa in giù. Un fenomeno che ha quasi dell’esoterico. Non solo: ogni 18,6 anni, in periodo di lunistizio maggiore, il riflesso della luna raggiunge lo specchio d’acqua riflettendosi perpendicolarmente attraverso il foro del diametro di circa 30 cm della camera a tholos.
Come arrivare al pozzo sacro di Santa Cristina e quando visitarlo
Come si arriva all’Area Archeologica di Santa Cristina? È facilmente raggiungibile dalla statale 131. Si trova a circa 4 km da Paulilatino e 24 km da Oristano. Gli orari del Pozzo di Santa Cristina: aperto tutti i giorni dalle 8:30 al tramonto e i biglietti sono acquistabili direttamente in loco.
Il villaggio nuragico e il villaggio cristiano
Fuori dal recinto ci sono i resti dell’insediamento nuragico. C’è la cosiddetta capanna delle riunioni, tonda con diametro di dieci metri, pavimentata a ciottoli e dotata di sedile circolare, e un’altra decina di ambienti, forse alloggi di maestri di culto e botteghe del mercato che accompagnava le solennità religiose. Bronzi mediorientali di inizio I millennio a.C., fibule bronzee (IX secolo a.C.) e gioielli in oro fenici, rinvenuti negli scavi, testimoniano la lunga vitalità cultuale e commerciale. A 200 metri di distanza, percorso un sentiero, si incontra il secondo nucleo comprendente il nuraghe Santa Cristina, molto più antico del pozzo sacro, risalente al Bronzo medio (XV a.C.). Un monotorre dalla forma semplice e circolare, alto (attualmente) sei metri e largo 13. Presenta un breve corridoio che introduce nella camera principale coperta da una volta intatta, in cui si aprono tre celle sussidiarie. Attorno, i resti di un vasto villaggio prima nuragico poi di varie epoche, chiuso da un recinto. Emergono tre capanne di forma allungata (di epoca storica).
All’antico santuario nuragico, luogo di culto degli antichi sardi fin da XI – IX secolo a.C., si affianca nel 1200 il Villaggio Cristiano, quasi a volerne seguire la tradizione di spazio dedito alla religiosità. La chiesetta di Santa Cristina è stata costruita intorno al 1200 dai frati Camaldolesi di Santa Maria di Bonarcado. Oggi la chiesa non si presenta nella sua struttura originale, essendo stati praticati nei secoli diversi rifacimenti e ristrutturazioni che hanno lasciato intatti solo i muri perimetrali nei quali sono stati rinvenuti resti della civiltà nuragica. Numerosi, infatti, i conci lavorati provenienti dal tempio a pozzo. La chiesa, punto centrale del complesso religioso, è circondata dai “muristenes”, semplici casette dalla costruzione elementare e fiabesca, in passato destinate ad abitazioni dei monaci.
Ancora oggi il novenario si ripopola in occasione delle feste: la principale si svolge nella seconda domenica di maggio in onore di Santa Cristina, mentre nella quarta domenica di ottobre i festeggiamenti sono dedicati a San Raffaele Arcangelo (chiamato popolarmente San Serafino). Il pellegrinaggio dei fedeli inizia con le novene “nuinas” e prosegue nei giorni del vespro e della festa. I fedeli hanno un profondo rispetto del calendario dell’agiografia sarda e delle sue tradizioni. Il Santo, protagonista della festa, diventa così motivo di celebrazione religiosa e di incontro gioioso delle comunità.
(Unioneonline)