Alla scoperta dei pozzi sacri da visitare in Sardegna
Particolari strutture ipogeiche che testimoniano lo spirito profondamente religioso delle popolazioni sarde durante la civiltà nuragicaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il pozzo sacro nuragico è una particolare struttura templare ipogeica molto presente in Sardegna e destinata durante l'Età del bronzo al culto delle acque. Sono decine i pozzi sacri assolutamente da visitare in Sardegna.
Le origini e l'architettura dei pozzi sacri sardi
I pozzi sacri sardi testimoniano lo spirito profondamente religioso delle popolazioni sarde durante la civiltà nuragica. La loro struttura architettonica è ritenuta tra le più elaborate presenti nell'Isola ed è un chiaro esempio della maestria costruttiva raggiunta dai Nuragici. Si tratta di pozzi o camere rivestite di pietra scavati a varie profondità che consentono di raccogliere l'acqua sotterranea. Sono costruiti su terreno piano o quasi piano e non addossati alla costa della collina, non sempre l'atrio è presente e in alcuni casi la scala è ridotta ad alcuni gradini oppure è assente e sostituita da un piano inclinato dall'atrio alla camera a volta.
Quanti sono i pozzi sacri in Sardegna?
Non c’è un numero preciso di pozzi sacri in Sardegna: si va dai 40 ai 60.
Un particolare del pozzo sacro di Irru-Nulvi (foto concessa)
A cosa servivano?
I primi che diedero notizia dei pozzi sacri a metà dell'Ottocento non riuscirono a dare un significato chiaro ai pozzi, che non potevano chiaramente essere adibiti alla semplice raccolta d'acqua per le loro caratteristiche architettoniche. Giovanni Spano comprese che si trattava di un'opera dell'epoca nuragica e non posteriore, ma interpretò Santa Cristina di Serri come carcere. Fu Alberto La Marmora nel suo Itinéraire che, avendo rinvenuto pietre di forma conica con segni di impiombature per sostenere idoli di bronzo, interpretò per primo il pozzo di Abini di Teti come «un tempio antico dei primi sardi coloni». Nella maggior parte dei pozzi sacri sono stati rinvenuti manufatti votivi. Molti pozzi sacri inoltre sono circondati da un temenos (recinto) che delimita l'area sacra, come a Santa Cristina di Paulilatino, a Santa Vittoria di Serri e a Sa Testa di Olbia.
Il culto delle acque
Secondo Lilliu, la religione dei sardi nuragici era basata su un culto delle acque: acqua di pioggia, legata all'agricoltura, e acqua sotterranea, soprattutto di pozzi e fonti nuragiche, dove si abbeveravano pastori e greggi, a sua volta legata al culto ctonio (cioè sotterraneo) della terra. La conferma della sacralità dei pozzi e delle fonti sacre viene anche dalla presenza, messa in luce dagli scavi sul fondo dei templi dell'acqua sacra e nelle loro vicinanze, di innumerevoli ex voto lasciati dai fedeli in forma di figurine in bronzo, pregevoli realizzazioni artistiche della civiltà nuragica conservate nei musei sardi e di tutto il mondo.
Nei luoghi sacri, in particolare nei grandi santuari nuragici, l'aspetto strettamente di culto era affiancato da grandi interessi economici e politici a loro volta legati a quello religioso. Il santuario vero e proprio comprendeva oltre ai templi anche edifici usati come abitazioni di sacerdoti e strutture per accogliere i pellegrini, nonché altri spazi ad uso cerimoniale.
Potenziali osservatori lunari
Secondo alcuni studiosi di archeoastronomia i pozzi sacri avrebbero potuto essere osservatori lunari e solari. In particolare il pozzo sacro di santa Cristina sarebbe stato un osservatorio astronomico «tra i più perfetti dell'antichità»: la luna si riflette ogni 18,16 anni sull'acqua nel fondo del pozzo, attraverso l'oculus (foro sommitale) della tholos, in occasione della sua declinazione massima nel suo ciclo mensile. La particolare conformazione della mutatura isodoma del pozzo di Santa Cristina con il filare superiore leggermente arretrato rispetto a quello inferiore consentirebbe di avere una misura, definita dai riflessi della luce lunare in funzione della posizione dell'astro. Tutto ciò sarebbe la prova della profonda conoscenza astronomica dei popoli nuragici.
Anche le osservazioni del sole fanno parte di possibili culti nuragici, in particolare attraverso la scalinata di accesso per il pozzo di Santa Anastasia di Sardara. L'effetto combinato del sole attraverso l’oculus della tholos e i gradini della scala avrebbe costituito l’elemento di distinzione di questo pozzo sacro.
Santa Cristina, il pozzo sacro (foto Orbana)
I pozzi sacri da non perdere in Sardegna
I pozzi sacri da non perdere in Sardegna sono il pozzo sacro di Abini a Teti, il pozzo sacro di Cuccuru Nuraxi a Settimo San Pietro, il pozzo sacro di Funtana Coberta a Ballao, il pozzo sacro di Gutturu Caddi a Guasila, il pozzo sacro Is Pirois a Villaputzu, il pozzo sacro di Coni a Nuragus, il pozzo sacro del Santuario nuragico di monte Sant'Antonio a Siligo, il pozzo sacro di Milis a Golfo Aranci, il pozzo sacro di Noddule a Nuoro, il pozzo sacro di Predio Canopoli a Perfugas, il pozzo sacro di Sa Cherchizza a Siligo, il pozzo sacro di Sa Mitza de Nieddinu a Guspini, il pozzo sacro di Sa Testa a Olbia, il pozzo sacro di Sant'Anastasia a Sardara, il pozzo sacro di Santa Cristina a Paulilatino, il pozzo sacro di Santa Vittoria a Serri.
(Unioneonline)