Cumbessias o Muristenes, gli antichi alloggi dei pellegrini
Un’abitudine, quella di soggiornare e riposare nei luoghi sacri, che ha radici antichissime, forse nuragichePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
In buona parte della Sardegna si chiamano cumbessias, nell’Oristanese muristenes: sono isolati villaggi fantasma dal sapore mistico che è facile incontrare viaggiando per l’Isola alla ricerca di luoghi insoliti e preziosi. In silenzio tutto l’anno, sono alloggi per i pellegrini che si abitavano solo nei giorni delle novene, tra devozione, scioglimento di voti e allegra festa collettiva in onore dei santi a cui sono intitolate le chiesette di campagna, spesso piccoli gioielli d’arte medioevale.
Esempi: Nostra Signora di Gonare, la chiesa più 'alta' dell'Isola, nonché il santuario mariano più suggestivo sul Monte Gonare. Ma anche il santuario di Santa Cristina, il novenario di San Mauro, il villaggio di San Salvatore di Sinis, il parco di Santa Sabina, la chiesetta di San Francesco di Lula oppure il novenario di San Serafino.
I santuari sardi aprivano le loro porte giorno e notte ai fedeli, mentre le case dei pellegrini, casette di pietra allestite “alla buona”, accoglievano tutti coloro che arrivavano in processione a piedi o a cavallo dalla parrocchia del paese. Il priore dava inizio ai riti scanditi dai gosos, antichi e struggenti canti di lode intonati coralmente al sorgere del sole e al tramonto, dalle celebrazioni nelle chiese campestri in Sardegna e dai momenti di raccoglimento e riflessione durante le passeggiate nei luoghi attorno ai villaggi.
Non solo preghiere e spiritualità, la novena era anche una festa in onore dei santi popolare e collettiva, tra preparazione di piatti tipici e fuochi accesi per gli arrosti. Dopo cena si stava insieme a lungo, tra gare poetiche, canti e danze tradizionali, e poi si dormiva nelle casette disposte in circolo attorno alla chiesa o in fila come la via di un borgo.
L’abitudine a soggiornare e riposare nei luoghi sacri potrebbe avere radici antichissime, forse nuragiche. Lo diceva anche Aristotele, nella preistoria della civiltà sarda era diffusa l’incubatio, un curioso rituale che aiutava a stabilire un contatto con l'aldilà e il divino, era considerata una buona cura per l'anima e per il corpo dormire, per brevi periodi e in circostanza speciali, “presso gli eroi” , accanto alle tombe di Giganti.
Da qualche decennio lentamente si è perduta la tradizione di soggiornare nei novenari sparsi in Sardegna. Oggi, dopo i riti religiosi, ognuno fa ritorno a casa e i villaggi rimangono silenziosi. Ma inesorabile l’antica tradizione affiora e alcuni riaprono le porte giorno e notte: prima o poi la festa sacra ritornerà.
(Unioneonline)