Anche la musica e gli strumenti musicali fanno parte del vastissimo patrimonio del folklore, delle leggende e delle tradizioni della Sardegna. Uno dei simboli della musica sarda sono senza dubbio le launeddas, strumento antico e pressoché unico nel suo genere. 

Launeddas, storia e origini – L'uso delle launeddas risalirebbe addirittura all’età nuragica, dunque al periodo compreso tra il 1800 a.C. sino al III sec a.C. Lo testimoniano alcuni reperti, come un celebre bronzetto ritrovato ad Ittiri, che rappresenterebbe proprio un suonatore di launeddas

Nel corso dei secoli lo strumento tipicamente sardo si è poi progressivamente modificato, sino alla “versione” utilizzata ai giorni nostri. 

Come sono fatte le launeddas? – Le launeddas sono costituite da tre canne di giunco con imboccature ad ancia semplice battente.

La canna più lunga, detta tumbu, serve a produrre una nota continua di accompagnamento, quelle più corte – di lunghezza diversa – hanno quattro fori e servono a comporre la melodia. La più lunga è “legata” al tumbu.

Come si suonano le launeddas? – Le launeddas sono uno dei pochissimi strumenti a fiato al mondo che si possono suonare con la cosiddetta “respirazione circolare”. Si tratta di una tecnica particolare che consente di suonare un intero brano musicale a “fiato continuo”, ovvero senza interrompere nell'emissione del fiato per respirare.

I suonatori di launeddas, una tradizione ancora viva – Pur modificandosi nel tempo, sia la struttura che la tecnica delle launeddas hanno attraversato i secoli e ancora oggi i suonatori di launeddas sono immancabili in tutte le feste tradizionali sarde, sia religiose che civili. Un esempio lampante sono i suonatori di launeddas che accompagnano il “viaggio” del simulacro di Sant’Efisio durante la processione che svolge a Cagliari il primo maggio di ogni anno. 

(Unioneonline)

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