Sardegna, prima metà dell’Ottocento. Alberto La Marmora, naturalista nonché generale sabaudo alla guida di un contingente di stanza nell’Isola, nota un rapace che non ha mai visto. A colpirlo sono soprattutto le sue piccole dimensioni. Controlla il catalogo di Linneo, ma non lo trova. Allora incarica all’ornitologo francese Genè di classificarlo. È il 1836 e quel falco, fino ad allora sconosciuto, ma presente non solo in Sardegna, ma anche in Sicilia e in altre zone del Mediterraneo occidentale, viene battezzato con un duplice nome: “Falco di Eleonora” o “Falco della Regina”.

Un nome che è un omaggio a Eleonora d’Arborea, che probabilmente si dilettava, come molti nobili del XIV secolo, a cacciare con i falconi. Non solo: Eleonora, che promulgò la Carta de Logu e che, regnando, ascoltò sempre la voce del suo popolo, incarnava molti degli ideali risorgimentali cari anche al generale La Marmora, che, tra l’altro, combatté in prima linea nelle guerre d’indipendenza. 

E, ha scritto Bianca Pitzorno, «quale madrina più adatta per battezzare un rapace piccolo, ma fiero e coraggioso, come piccole, fiere e coraggiose erano le entità nazionali che sognavano di risorgere liberandosi dal giogo straniero?».

Così fu. 

Una curiosità: il falcone in questione è chiamato Faucon d'Éléonore in Francia, Eleonora's Falcon in Gran Bretagna, Halcón de Eleonor in Spagna e Eleonorenfalke in Germania.

In Italia, che più che altrove dovrebbe celebrare e ricordare la grande sovrana sarda, è invece più diffuso il nome (tra l’altro improprio, perché Eleonora fu giudicessa) di Falcone della Regina.

(Unioneonline/l.f.)

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