Dopo le due sconfitte iniziali, contro Brescia e Inter, era già in discussione. E se avesse perso anche a Parma, magari oggi non sarebbe più l’allenatore del Cagliari e, chissà, forse anche l’Europa sarebbe continuata a essere solo un sogno (e non un obiettivo) per i rossoblù. Quella vittoria al Tardini ha cambiato il destino di tanti, a dir il vero, e c’è parecchio di Rolando Maran nel sesto posto con il quale Nainggolan e compagni hanno chiuso il 2019 e quattro mesi al limite del surreale, nonostante la beffa con la Lazio e il passaggio a vuoto di Udine proprio alla vigilia della sosta.

I NUMERI - Alla seconda stagione in rossoblù, il 56enne allenatore trentino ha alzato il tiro e punta anche lui al grande salto di qualità dopo 648 panchine tra i professionisti, di cui 256 in Serie A. Nemmeno ai tempi del Catania dei miracoli (2012-13) andava così forte a questo punto del campionato e i tredici risultati utili consecutivi ottenuti tra la terza e la quindicesima giornata sono per lui un record assoluto nel calcio che conta. Ma Mister Centenario non vuole certo fermarsi qua. “Dobbiamo sempre provare ad andare oltre i nostri limiti”, aveva detto a fine settembre, dopo il successo sul Napoli, quando la squadra stava iniziando ad avere consapevolezza nei propri mezzi e acquisire quindi una mentalità vincente. Anche per questo non ha mai abbassato la guardia o fatto un passo indietro in conferenza stampa o davanti ai suoi giocatori, nemmeno quando l’ostacolo sembrava essere insormontabile. Come il Napoli appunto al San Paolo, ma anche l’Atalanta a Bergamo. Vittorie speciali con le quali è entrato nella storia del club e nel cuore dei tifosi.

LA ROSA - Ha una rosa importante, forse la più competitiva da quando, nell’estate del 1997, ha appeso le scarpette del difensore al chiodo per iniziare la carriera da allenatore. Eppure non è stato affatto semplice trovare la quadra, complici i tempi del mercato, entrato nel vivo all’ultima curva. Rog è stato acquistato pochi giorni prima che finisse la preparazione a Peio. Il Cagliari era già rientrato nell’Isola quando Nainggolan ha detto sì. Olsen e Simeone sono arrivati addirittura col campionato iniziato. Dopo un mese di lavoro, insomma, Maran ha dovuto stravolgere i programmi e sperimentare nelle gare ufficiali soluzioni e alternative, osando, rischiando e pagando dazio contro Brescia e Inter.

LE SCELTE - L’utilizzo iniziale di Nainggolan come regista (con Cigarini in panchina) non ha valorizzato né il giocatore né la squadra. Il prezzo evidentemente da pagare per chiudere il cerchio quando poi il Ninja si è ripreso dall’infortunio. Maran lo ha riportato tra le linee di centrocampo e attacco per poi cucirgli un vestito su misura. Non più il classico trequartista alle spalle delle due punte, quindi, ma al fianco di Joao Pedro. Forse la vera grande intuizione dell’ex tecnico del Chievo che ha fatto le fortune del Cagliari in questa prima parte di stagione. Come le mansioni offensive di Joao Pedro, il grande dilemma tattico per anni e diventato con Maran addirittura il capocannoniere della squadra.

LA GESTIONE - Bravo stratega nelle partite più intricate, in questi quattro mesi ha tirato fuori il meglio dalla squadra trasmettendole uno spirito offensivo e un’idea chiara di gioco con picchi davvero esaltanti. Il gol di Rog contro la Fiorentina (con cinque tocchi di prima in spazi stretti) è probabilmente l’esaltazione massima del Cagliari che è arrivato addirittura a occupare il terzo posto in classifica. Anche nella gestione del gruppo il lavoro di Maran è stato, sin qui, pressoché impeccabile. Pur puntando su quei dodici-tredici titolari, ha fatto sentire (quasi) tutti parte del progetto - con scelte impopolari a volte - ottenendo così il massimo anche dalle (cosiddette) seconde linee. Vedi il gol di Cerri al 96’ con la Sampdoria, quello di Ragatzu al 90’ contro il Sassuolo, e non solo. Così Mister Centenario ha conquistato pure i tifosi più scettici, con i quali spera ora di fare un viaggio in prima classe per l’Europa.
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