Strada ancora in salita per il "Conte bis", con molti nodi da sciogliere dopo l'incontro, ieri sera a palazzo Chigi, delle delegazioni M5s e Pd, composte, rispettivamente, da Giuseppe Conte e Luigi Di Maio e da Nicola Zingaretti e Andrea Orlando.

Il via libera al nuovo esecutivo rischia di costare non solo al segretario Dem, che aveva insistito per un'importante discontinutà, sia al leader grillino, che rischia ora un significativo ridimensionamento.

"Rivedremo il Pd quando nei loro organi di partito avranno dato l'ok all'incarico a Conte- spiega il M5s questa mattina in una nota - Nessun altro incontro fino a quando non avranno chiarito ufficialmente la loro posizione su Giuseppe Conte". Il nuovo confronto M5s-Pd previsto per questa mattina è dunque stato al momento sospeso.

Punto su cui fare chiarezza è anche quello del vicepremier: se dal quartier generale grillino si cercava infatti il consenso su un nuovo schema con Conte premier e vice Di Maio e Zingaretti, dall'altra parte la richiesta è di un unico vicepremier in carico al Pd - e i nomi che al momento circolano sono quelli di Andrea Orlando o Dario Franceschini, con Zingaretti che rimarrebbe invece in Regione - un'ipotesi senz'altro molto più gradita anche dal Quirinale.

Di Maio nel frattempo continua a puntare i piedi, e chiede per lui il ministero che fu di Salvini e posti sicuri per i suoi fedelissimi Bonafede e Fraccaro. L'attuale vicepremier pentastellato ha evidentemente anche timori legati al fatto di essere oggetto di un cambio in corsa sostenuto da Grillo e più o meno accettato da Casaleggio.

Il Pd non intende mollare però il Viminale, e vuole l'ok sui nomi dei ministri che potrebbero portare avanti quella "discontinuità" non andata a segno con il premier.

Fra l'altro, particolare attenzione da Mattarella, come già accadde con la formazione dell'esecutivo giallo-verde, sarà sui Ministeri più delicati anche nell'ottica del rispetto degli impegni internazionali, e dunque Interni, ma anche Esteri ed Economia.

IL TOTONOMI - Entrando nel dettaglio della squadra del potenziale governo giallo-rosso, fra i nomi in evidenza quelli di Paola De Micheli, Tommaso Nannicini, Roberto Morassut. Per la minoranza vengono avanzati i nomi di Lorenzo Guerini e Ettore Rosato o Andrea Marcucci. Non è ancora chiaro se potrà avere un ruolo anche l'ex premier Paolo Gentiloni. Per gli Interni, si parla del capo della polizia, di Franco Gabrielli. E anche l'Economia, ministero che sarà subito coinvolto nella legge di Bilancio, potrebbe essere affidata a un nome di peso, un nuovo Padoan per intendersi. In accordo, ovviamente, con il Quirinale. Sullo sfondo resta anche Antonio Misiani, molto vicino a Zingaretti. La Giustizia potrebbe andare a Pietro Grasso di Leu.

(Unioneonline/v.l.)
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