"Chiarezza, voglio solo chiarezza". Queste le uniche parole proferite da Gavino Mura, 63 anni, camionista in pensione di Porto Torres. Suo figlio Gian Mario, 23 anni, è morto ieri nella sua abitazione a Nago Torbole, in provincia di Trento, dove lavorava da quasi un anno in una lavanderia industriale.

La famiglia Mura è distrutta dal dolore, mamma Antonina Piredda non ha più lacrime: "Mio figlio era contento - dice - finalmente aveva trovato un lavoro che aveva tanto desiderato. Ora non c'è più, ma io voglio sapere di cosa sia morto, perché ci sono tanti dubbi".

Gian Mario stava male da giorni: debolezza, febbre alta e un gran mal di testa, quasi insopportabile. Lo diceva spesso, soprattutto a sua sorella Manuela, 35 anni, pochi esami alla laurea in farmacia, che ha sempre tenuto i contatti col fratello.

Antonina Piredda, la madre del ragazzo (foto L'Unione Sarda - Tellini)
Antonina Piredda, la madre del ragazzo (foto L'Unione Sarda - Tellini)
Antonina Piredda, la madre del ragazzo (foto L'Unione Sarda - Tellini)

"Lunedì 9 marzo - spiega - ha telefonato a casa accusando un gran mal di testa. Poi mercoledì 11 è sopraggiunta la febbre, anche a 40. Giovedì al 118 gli hanno fatto la flebo e il tampone per il Coronavirus. Dopo 4 ore è tornato a casa in taxi, non lo hanno riaccompagnato". Il racconto di Manuela a questo punto si fa ancora più drammatico. "Venerdì 13 marzo Gian Mario delirava e non aveva voglia di parlare, senza farmaci a casa. La prova tampone era però risultata negativa. Io ho cercato di telefonare a varie farmacie del posto cercando aiuto, ma si sono rifiutate, affermando di non prestare assistenza domiciliare. Poi per fortuna la Caritas gli ha portato viveri e medicine, compresi antibiotici".

La sorella Manuela (foto L'Unione Sarda - Tellini)
La sorella Manuela (foto L'Unione Sarda - Tellini)
La sorella Manuela (foto L'Unione Sarda - Tellini)

La situazione però nei giorni successivi precipita e le parole di Manuela sono avvolte dal dramma che stava per compiersi, ad iniziare da lunedì 16 marzo. "Non ce la faccio più" le dice al telefono il fratello. Il racconto di Manuela continua: "Martedì 17 Gian Mario prende il taxi e va ancora al pronto soccorso. Dopo la flebo gli modificano la terapia, aggiungendo un antidolorifico più potente. La febbre scende, il mal di testa va e viene, ma quando torna è potentissimo. Questo sino a giovedì". Poi il triste epilogo, sempre nelle parole di Manuela: "Giovedì alle ore 20 mio fratello al telefono mi dice che ha solo voglia di dormire. Temo il peggio. Tento ancora di cercarlo, ma non risponde più. La mattina seguente mio padre chiama i carabinieri del posto. I militari dopo qualche minuto vanno nella sua abitazione e lo trovano senza vita".

"Perché mio fratello non è stato ricoverato? Quali sono le cause della sua morte?", si chiede Manuela. Alla prima domanda forse saranno le indagini a dare una risposta. Per quanto riguarda la seconda sarà con certezza l'autopsia di lunedì a chiarire qualsiasi dubbio sulla morte di Gian Mario.
© Riproduzione riservata