Strano ma vero: il medico di base di Seulo ed Esterzili arriva da Milano. Luca Saraceno, 35 anni, contro il logorio della vita moderna in una metropoli di oltre un milione di abitanti, dopo il matrimonio e con una figlia in arrivo ha lasciato le collaborazioni con gli ospedali di Milano per scegliere di curare i pazienti dei piccoli centri quasi spopolati dell'interno dell'Isola di cui non sapeva nulla. Contratto a tempo sino a settembre.

Una scelta tutt'altro che scontata.

«Con mia moglie c'eravamo ripromessi di cogliere al volo la prima opportunità lavorativa fuori Milano, per scoprire come avremmo vissuto lontano dalla grande città. L'occasione è arrivata con il bando per la medicina di base di Esterzili e Seulo: dal 28 settembre scorso siamo qui».

Come si vive in questi paesi?

«La vita è a misura d'uomo, per come sono fatto io è una dimensione che mi sta moltissimo. Si vive bene: la qualità del cibo, dell'aria, il contatto con la natura. Ho trovato tanti amici veri, onestà, accoglienza, tra le persone c'è ancora un rapporto uno a uno che in città si perde, da questo punto di vista Milano non ci manca».

Dal punto di vista professionale a cosa ha dovuto rinunciare?

«Milano a un medico offre tutto ma in cambio ti chiede di pagare un prezzo: sposare il lavoro, ritmi molto veloci e stressanti a cui sacrificare gli affetti. Io, quasi quattro anni fa, ho sposato Alessandra, dopo tredici anni di fidanzamento. Adesso, con una bambina in arrivo, vorrei conciliare la professione con la vita privata».

Ha scelto di vivere a Esterzili.

«Perché rispetto a Seulo è molto più isolato, ho ritenuto che durante la notte la mia presenza fosse più utile lì. I paesi sono lontani ventisei chilometri ma ci vogliono 35 minuti per spostarsi da uno all'altro. Dieci ore di lavoro al giorno ci sono tutte».

A metà agosto si pubblicherà il nuovo bando per la medicina di base di Esterzili e Seulo.

«Sono combattuto, ma credo che non parteciperò. Come sto dicendo ai miei pazienti, se fosse solo un paese, parteciperei senza problemi».

Come si vive la pandemia in questo territorio?

«L'apprensione e l'attenzione per i pazienti è tanta, ma qui il virus non è arrivato, anche grazie a misure di particolare attenzione delle amministrazioni e delle forze armate, quindi non ho subito la forte pressione psicologica come la maggior parte dei colleghi che operano in zone critiche per la diffusione del virus».

Il peggio è passato?

«Stanno arrivando molti viaggiatori da Germania, Svizzera e Austria che potrebbero esporre a un rischio concreto questi paesi».

Quali sono i limiti che ha riscontrato della medicina di base ?

«Il medico di base è stato ridotto alla funzione di compilatore di ricette invece è il primo filtro per l'ospedale, conosce il paziente, dovrebbe essere messo in condizioni di valutare anche con un supporto strumentale semplice se ricorrere al Pronto soccorso. Sarebbe un vantaggio in zone isolate come queste, in cui anche per esami banali si devono affrontare spostamenti disagevoli».

Dove nascerà sua figlia?

«Anita è un po' barbaricina, nascerà a ottobre a Cagliari, ospedale di Is Mirrionis».

Con quale pietanza scambierebbe un risotto alla milanese?

«Sa trattalia».

Idroscalo di Milano o piscine sul Flumendosa?

«"Sa Stiddiosa" a Seulo, qui lo spettacolo lo fa una natura ancora incontaminata».

Paola Mura Ruggiu

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