Cinque persone erano finite all'ospedale, intossicate per aver mangiato la burrida, probabilmente avariata, alla sagra della bottarga di Cabras del 2014.

Una disavventura che adesso rischia di costare cara a Filippo Castangia, rappresentante legale del comitato di Sant'Antonio, uno degli organizzatori della manifestazione.

Secondo l'accusa, avrebbe messo in commercio una burrida pericolosa perché non era stata ben conservata, non era stata tenuta in frigorifero ed essendo un piatto particolarmente delicato con le alte temperature si sarebbe deteriorata in fretta.

Inoltre, deve rispondere anche dell'accusa di falso perché nella richiesta di autorizzazione avrebbe sostenuto che durante la sagra venivano somministrati piatti precucinati e che era disponibile un impianto di refrigerazione.

Oggi in Aula davanti alla giudice Federica Fulgheri sono stati sentiti alcuni testimoni che hanno ricordato i risvolti di quella edizione della sagra della bottarga.

Una donna ha riferito di non aver terminato tutta la porzione perché sentiva un sapore che non gradiva; la sua parte venne poi mangiata dal fidanzato che alla fine mangiò una porzione e mezzo.

I due erano stati male, finiti all'ospedale con una gastroenterite, come anche altre tre persone (parti civili con gli avvocati Marcello Sequi e Gaetano Flore).

E intanto il difensore di Castangia, l'avvocato Cristina Puddu ha presentato la richiesta perché il suo assistito e anche altri testimoni della difesa possano deporre in lingua sarda.

Il giudice nelle prossime udienze nominerà quindi un esperto di sardo, che possa tradurre le deposizioni in Aula. Il processo è stato rinviato al 9 dicembre.
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