"Se introducessimo misure uniche in tutta Italia produrremmo un duplice effetto negativo, non adottare misure veramente efficaci dove c'è maggior rischio e imporremo misure irragionevolmente restrittive dove la situazione è meno grave".

Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte motiva il Dpcm che divide l'Italia in tre zone a seconda dei livelli di rischio. Per quelle gialle entrano in vigore dal 6 novembre al 3 dicembre le misure valide per tutto il territorio nazionale. Per quelle arancioni e quelle rosse ci sono ulteriori restrizioni.

Il Dpcm già firmato slitta, entrerà in vigore a partire da venerdì "in modo che tutti abbiano tempo di organizzare le proprie attività", spiega il presidente del Consiglio.

"I contagi sono in forte aumento - mette in guardia Conte -, l'indice Rt nazionale è 1,7 e in alcune Regioni è anche più alto. C'è il forte rischio che molte Regioni superino le soglie delle terapie intensive nelle prossime settimane. Ci aspettano mesi lunghi, difficili, e dobbiamo assolutamente intervenire per limitare la circolazione del virus in attesa delle terapie e del vaccino".

"La nostra bussola - continua il premier - è un piano di monitoraggio articolato che abbiamo allestito con 21 parametri. Ci permette di intervenire anche con misure differenziate, per questo abbiamo diviso l'Italia in tre aree, gialla, arancione e rossa ciascuna con proprie misure restrittive".

E' un'ordinanza del ministro Speranza "né arbitraria né discrezionale" a stabilire in quale livello di rischio ricada ogni Regione.

Il premier ha anche annunciato che già giovedì sera arriverà un nuovo decreto ristori per le aziende colpite dalle chiusure.

I LIVELLI DI RISCHIO - I livelli di rischio verranno valutati ogni due settimane, quindi una Regione rossa può diventare arancione o verde e viceversa.

In zona rossa finiscono Lombardia, Piemonte, Valle d'Aosta e Calabria. Solo Sicilia e Puglia sono zone arancioni, tutte le altre Regioni - Sardegna compresa - sono zone gialle, dunque restano liberi gli spostamenti interregionali e tra comuni.

ZONE GIALLE - Le norme valide in tutta Italia, dunque anche in Sardegna, dal 6 novembre al 3 dicembre, sono le seguenti.

Limitazione alla circolazione delle persone, il coprifuoco, dalle 22 alle 5: consentiti in questa fascia oraria esclusivamente gli spostamenti "per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità, motivi di salute".

Chiusura di mostre e musei, che si aggiunge a quella di teatri e cinema già disposta dal precedente Dpcm.

Didattica a distanza al 100% alle superiori, salvo attività di laboratorio in presenza. Scuola in presenza alle medie e alle elementari ma con uso obbligatorio di mascherina anche quando si è seduti al banco, salvo che per i bimbi al di sotto dei sei anni.

Bar e ristoranti chiusi alle 18, possibilità di ristorazione da asporto fino alle 22 e con consegna a domicilio fino alle 24.

Centri commerciali chiusi nei festivi e prefestivi, ad eccezione di farmacie, punti vendita di alimentari, tabacchi ed edicole al loro interno.

Mezzi pubblici, il coefficiente massimo di riempimento sui mezzi di trasporto locale e trasporto ferroviario regionale è del 50%.

Stop allo svolgimento di prove preselettive e procedure concorsuali pubbliche e private, e di quelle di abilitazione all'esercizio delle professioni.

Restano chiuse le palestre, le piscine, le sale giochi e scommesse. Restano aperti i parrucchieri e i servizi alla persona.

Smart working ai massimi livelli possibili, sia nella Pubblica amministrazione che nel settore privato, e ingressi differenziati del personale. In particolare, le pubbliche amministrazioni (salvo il personale sanitario e chi è impegnato nell'emergenza) dovranno assicurare "le percentuali più elevate possibili di lavoro agile, compatibili con le potenzialità organizzative e con la qualità e l'effettività del servizio erogato" e "con le modalità stabilite da uno o più decreti del Ministro della pubblica amministrazione".

Resta "fortemente raccomandato" a tutti, nell'arco dell'intera giornata, di non spostarsi con mezzi di trasporto pubblici o privati, salvo che per esigenze lavorative, di studio o per motivi di salute.

C'è la possibilità, anche nelle Regioni considerate più a basso rischio, di disporre eventuali zone rosse da chiudere per stroncare eventuali focolai.

Torna l'autocertificazione, che servirà sia per uscire di casa dopo le dieci di sera che per spostarsi nelle zone rosse o arancioni.

(Ansa)
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ZONE ARANCIONI - Nelle cosiddette zone arancioni, quelle con uno scenario di rischio 3, alle misure restrittive nazionali se ne aggiungono di altre. Sono vietati gli spostamenti in entrata e uscita, salvo quelli per "comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità e motivi di salute". Resta consentito il ritorno presso il proprio "domicilio, residenza o abitazione". Vietati anche gli spostamenti tra comuni. E' consentito il transito da una zona arancione (ma anche rossa) se si viaggia da una zona gialla a un'altra zona gialla. Bar e ristoranti sono chiusi h24, restano aperti i negozi al dettaglio.

ZONE ROSSE - Ancora più stringenti le regole nelle zone rosse con uno scenario di tipo 4, dove ci sarà una sorta di lockdown come ai tempi di marzo e aprile, compreso l'obbligo di autocertificazione per uscire anche durante il giorno.

Anche qui divieto di entrata e uscita dal territorio e di spostamenti tra comuni. Oltre a bar e ristoranti chiusura di tutti i negozi al dettaglio salvo le attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità (farmacie, tabacchini, edicole, come a marzo e aprile insomma). Salvi i parrucchieri, non i centri estetici. Stop alle attività in circoli e centri sportivi, anche per quanto riguarda gli sport non di contatto come ad esempio il tennis. Resta consentito svolgere attività motoria "in prossimità della propria abitazione" e mantenendo la distanza interpersonale di un metro. Didattica a distanza anche per seconda e terza media, restano in presenza elementari, prima media e scuole dell'infanzia.

(Unioneonline/L)

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