Angoscia, brividi: realtà che la letteratura romanzesca ha esaltato. Fra altri, i celeberrimi "Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde", di Robert Louis Stevenson; "Dracula" di Bram Stoker; "Frankenstein" di Mary Shelley; trasposizioni cinematografiche degli stessi che terrorizzarono diverse generazioni. Tutto ciò che l'uomo concepiva come "diverso" era considerato nemico potenziale e impulsivamente da condannare e respingere.

Si tenta, a beneficio del lettore che eventualmente volesse assistere di persona e giudicare quanto proposto, di rievocare, avendola vissuta, una Settima Arte oggi scomparsa, irripetibile, che potremmo definire la "Fantascienza degli anni Cinquanta".

Eravamo ragazzini, non soffocati per fortuna dall'iperprotezione delle mamme odierne; la televisione quasi nessuno la possedeva: adesso, dopo gli americani, noi italiani siamo quelli sempre più attaccati e dipendenti del piccolo schermo.

Più autosufficienti, spontanei, e mi si consenta dirlo, propensi a consultare "il libro", simbolo della cultura e conoscenza dei fatti del mondo. Seguivamo la radio e leggevamo "L'Unione Sarda": qualcuno aveva in casa anche il "Corriere della Sera".

Venimmo a conoscenza del maccartismo negli USA, che espelleva nel campo del Cinema, spesso senza prove, i supposti simpatizzanti comunisti (ne fecero le spese, Charlie Chaplin, Fritz Lang, Orson Welles, Joseph Losey, Martin Ritt...), a seguito della "guerra fredda" intercorrente fra le due superpotenze.

Data topica: 4 ottobre 1957, lancio dello Sputnik; poche settimane dopo, il secondo ben più pesante, con la famosa cagnetta Laika. L'Occidentale osservava sgomento.

Gelo a livello politico. Arrivava un insperato aiuto dal mondo dello Sport: tutto il mondo attendeva il tradizionale confronto annuale maschile e femminile di atletica leggera, con alternanza di sede, fra USA e URSS, e colpiva la fratellanza e l'armonia degli atleti nelle varie competizioni. Avversari durante la gara, amici, abbracci e strette di mano alla fine. Passò agli annali l'amicizia ininterrotta fra i due più eccelsi a livello mondiale saltatori in alto John Thomas e Valerij Brumel, quest'ultimo il più portentoso talento naturale che i sovietici abbiano mai espresso.

Tale convulso periodo originò una lunga serie di pellicole, tutte in bianco e nero, con un sottinteso tema: il nemico da abbattere (il comunismo) era rappresentato dall'alieno conquistatore proveniente da altri mondi, una malattia malefica che minacciasse di sterminare l'umanità, animali giganteschi, esseri deformi o gruppi di persone che presentassero sintomatologie provenienti dal demonio.

Ma la realtà era spesso ben diversa: quei film, tutti girati in poche settimane con un budget ridottissimo, interpreti sconosciuti con qualche esordiente che in seguito divenne famoso (Clint Eastwood, Jean-Louis Trintigrant..), ebbero la fortuna di essere diretti da registi valentissimi (un nome per tutti: Jack Arnold), con trame e sceneggiature che sovvertivano la regola generale: erano spesso gli extraterrestri, di passaggio, a chiedere amichevole offerta di conoscenza; avvertire noi terrestri dell'assurdità dell'energia nucleare; ammonire nostrane teste calde ad escludere conquiste e sottomissioni di abitanti di altri pianeti. Venivano con intenzioni pacifiche.

Non solo: quella fantascienza esplicava talvolta uno scopo educativo e didattico: a seguito di gravissimi sconvolgimenti naturali che minassero la salvaguardia dell'umanità, si invocava la mobilitazione di tutti gli Stati del mondo, atta a cooperare fattivamente al di là delle differenze ideologiche.

Curiosamente, i più cattivi erano i marziani: al tempo noi imberbi studentelli delle medie inferiori conoscevamo le ipotesi leggendarie che volevano i Canali di Schiaparelli sul pianeta, immaginarie creazioni di una civiltà intelligente.

Il sottoscritto talvolta rivede quelle antiche pellicole: quale effetto sortiscono oggi, osservate in profondità con curiosità? Ci si trova in numerosissima compagnia: a livello mondiale è in atto una generale loro rivalutazione, compresa la morale pacifista spesso prima sfuggita; non poche sono diventate un cult.

A Cagliari in prima visione venivano proiettate in genere nei due locali di via Roma "Olimpia" e "Astra": troppo per le nostre finanze.

Aspettavamo, pazienti, che arrivassero, dopo un paio d'anni, al "4Fontane" di Via Alagon. L'ultimo spettacolo era strapieno di persone, spesso ai lati molti spettatori stavano in piedi, presenza femminile anch'essa ai massimi livelli.

Oggi la fantascienza è cambiata, i prodigi dell'elettronica e gli effetti speciali l'hanno rivoluzionata. Il sano timore del tempo, quando li si vedeva adolescenti, è cessato.

Quali i titoli più significativi? Al primo posto l'apripista assoluto Fritz Lang, colui che dettò molto prima i "comandamenti" della fantascienza. Gli altri in ordine alfabetico, coi personali e soggettivi, quindi opinabilissimi, voti scolastici dello scrivente per ognuno di essi.

UNA DONNA NELLA LUNA, di Fritz Lang - 1929 - con Gerda Maurus, Willy Fritsch, Klaus Pohl. Lang, alla fine degli anni Venti, con questo film abbandona il muto, lasciando un testamento perenne. La storia di questa pietra miliare della fantascienza, foriera di infinite imitazioni, testimonia il tormento del tempo nella repubblica di Weimar che si appresta ad essere incalzata dal nazismo. Prima fortemente bistrattato, ritenuto dagli stupidi alla stregua di un approccio sentimentale, e finalmente col tempo riconosciuto immortale per i valori che emana. Lang fa arrivare nel nostro satellite con una perfezione tecnica all'avanguardia, i rappresentanti ideali dello scibile umano, ovvero i simboli positivi e negativi della Comunità cui apparteniamo: l'uomo di scienza appassionato dei propri studi, il professore avido di oro e ricchezze, un altro che oggi chiameremmo al soldo delle corrotte ingordigie delle imprenditorialità mondiali, il vigliacco ingegnere di bordo con fidanzata, un ragazzino d'oro che entra abusivamente. Ognuno di essi manifesterà i propri ideali, positivi o negativi. Un raggruppamento al completo. Sarà Lei, la donna, centro propulsore del gruppo, nel momento topico decisionale, allorché qualcuno deve rinunciare al ritorno per motivi di forza maggiore, che avrà il sangue freddo e la sapienza di possedere un "cuore", un affetto indispensabile per la gloria e la dignità. Da incorniciare. Voto: 10

ASSALTO ALLA TERRA, di Gordon Douglas - 1954 - con Edmund Gwenn e James Whitmore. Gli effetti collaterali delle bombe atomiche, in questo caso micidiali radiazioni sprigionate in pieno deserto, trasformano in gigantesche formiche i sovvertimenti generati dalla mente umana insensibile alla pericolosa potenzialità di quanto ha scoperto. Una pellicola senza un attimo di sosta, ritmo travolgente, opprimente distruzione di quanto càpiti al loro passaggio, persone comprese.

Influisce la colonna sonora asfissiante, col continuo stridore acustico emenato dagli animaloni. Oltre a questo, il regista evidenzia un'accusa spietata contro l'organizzazione poco efficiente di coloro che dovrebbero fronteggiarli: difatti sono personaggi strani che nessun perbenista ospiterebbe a casa propria ad indicare i più sensati accorgimenti per vincere l'avvincente confronto finale nelle maleodoranti fognature di una Los Angeles tetra e terrorizzata. Voto: 9.

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L'ASTRONAVE ATOMICA DEL DOTTOR QUATERMASS, di Val Guest - 1955 - con Brian Donlevy e Richard Wordsworth. Un ingegnere progetta un'astronave ad energia nucleare (come oggi portaerei e sommergibili) che viene lanciata nello spazio con uomini a bordo. Subisce un incidente e precipita. Muoiono tutti, tranne uno. Inizia quella che definiamo la fantascienza dell'orrore, perché questo povero scampato alla morte entra in quella fase "selvaggia" di totale incolpevolezza, che lo fa diventare con una gradualità impressionante una via di mezzo fra le sembianze umane e vegetali. Pleonastico osservare quanto le scenografie indugino, nella graduale e serrata esecuzione degli eventi, nel rappresentare Londra in preda a quella "paura", degna dello spirito dei tempi. Il nostro ingegnere deve prendere inevitabilmente decisioni drastiche, seppur per lui dolorose, per salvare la capitale inglese alle prese col "diverso" ingombrante e spietato. Al tempo, gli spettatori dei cinema speravano, invano, che questo mostro ritornasse alla normalità. Voto: 8

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LA "COSA" DA UN ALTRO MONDO, di Christian Nyby (ma in realtà fu il grande Howard Hawks a dirigerlo) - 1951 - con Kenneth Tobey e James Arness. Un classico dei tempi, ambientato nel freddo del Polo Nord, con una spedizione scientifica americana che senza volerlo fa resuscitare un extraterrestre, con conseguente necessità di costui di vittime animali e in subordine di uomini. Hawks è eccezionale (non è certo una sorpresa) nel mostrare la vera essenza psicologica e sociale della pellicola, famosa per il ritmo incalzante: come comportarsi con questo alieno ritornato in vita per colpe altrui? L'ambiente militare vuole ucciderlo, il sanitario è in disaccordo, stupito in fondo dall'incolpevolezza che emana. Si esalta la differenza di opinioni fra coloro che sovrintendono la spedizione: in realtà, la vera ed autentica "paura personale" è la creatura senza colpe a mostrarla, troppo debole per potersi difendere dagli "alti gradi" che lo vogliono far sparire dalla circolazione e lavarsi le mani per l'errore commesso. Il pubblico tifava per l'alieno. Voto: 9

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DESTINAZIONE TERRA, di Jack Arnold - 1953 - con Richard Carlson e Barbara Rush. Anche gli alieni, pur con le loro macchine perfette, possono avere problemi: l'astronave sulla quale gironzolano nello spazio si guasta, e devono scendere da noi, in modo pacifico e tranquillo, per trovare i pezzi di ricambio. Per necessità, avendone il potere, assumono le sembianze di altri cittadini del posto, pur senza torcere un capello agli sventurati. Il nostro amletico "eroe" di turno scopre l'arcano ed individua la provenienza extraterrestre degli ospiti. Pellicola in fondo tranquilla ed accattivante da un punto di vista emotivo. Quello che però Arnold evidenzia, con una chiarezza impressionante, sono le figure ambigue dei tutori della legge: i veri propagatori della paura e del terrore ingiustificato sono loro, che aizzano la folla a "colpire" in ogni caso i temporanei ospiti, senza chiare motivazioni, se non l'odio verso il diverso di turno. Voto: 8

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LA GUERRA DEI MONDI, di Byron Haskin - 1953 - Con Ann Robinson e Gene Barry. Uno dei più famosi film del genere fantascientifico, che in effetti incuteva paura vera fra gli spettatori. Ottenne al tempo un successo senza precedenti in tutto il mondo. Eccoli finalmente i cattivissimi marziani (perché ce l'hanno con noi?) che arrivano nell'innocente Terra col solo scopo della distruzione e della conquista.

Per il pubblico erano impagabili i raggi catastrofici emanati dalle loro micidiali macchine da guerra. L'uomo terrestre, in quanto tale, non sarebbe riuscito a sconfiggerli: furono d'aiuto all'umanità alcune sostante venefiche della nostra atmosfera, indigeste ai malcapitati nostri invasori. Voto: 8. Scadentissimo remake di Steven Spielberg nel 2005, anche per la presenza di Tom Cruise, mediocre attoruncolo per il sottoscritto.

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L'INVASIONE DEGLI ULTRACORPI, di Don Siegel - 1956 - con Kevin McCarthy e Dana Wynter. La più conosciuta pellicola della fantascienza del tempo, che resiste senza limitazioni al trascorrere dei decenni. In primo luogo, la straordinaria bellezza del film risiede nella libertà di giudizio lasciata allo spettatore, che può interpretarlo come meglio ritiene opportuno nei due classici riferimenti: Siegel ha diretto questa sua opera in chiave antimaccartista (in voga in quel periodo) o anticomunista? Nodo che lui non volle mai sciogliere. Abbiamo il dottore intelligente che si accorge di baccelloni extraterrestri penetranti furtivamente nelle persone quando dormono e assumenti le loro generalità, con tutto quanto deriva. Siegel è anche micidiale nella descrizione del contrasto esistente fra il dottore e la sfaccendata, indifferente e menefreghista comunità dove avviene la vicenda. Nessuna paura orrorifica: forse il segreto di questo capolavoro. Voto: 10

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IL MOSTRO DELLA LAGUNA NERA, di Jack Arnold - 1954 - con Richard Carlson e Julia Adams. Arnold si trasferisce ed ambienta l'azione nel Sudamerica, con l'orripilante automa di forma umana (è davvero una brutta faccia!) che appare, viene temporaneamente catturato, riesce a fuggire, con un susseguirsi di emozioni con l'esito scontato. Appare una novità: tale mostro non è insensibile alla bellezza della donna facente parte del gruppo (normale e positivo, d'altronde è dimostrato che nell'inconscio alcune donne si infatuassero di Frankenstein..). Arnold sovverte l'aspetto orrorifico delle sembianze esteriori facendo sottilmente intendere quanto all'interno della psiche dell'automa scorressero meccanismi e sensazioni in parte positive. Voto: 7

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IL PIANETA PROIBITO, di Fred M. Wilcox - 1956 - con Walter Pidgeon, Leslie Nielsen e Anne Francis. Altra celeberrima pellicola del genere, fondante ed ennesimo esempio di quanto l'uomo terrestre, arrivato in altri mondi, non lesina, se lo ritenga necessario per soddisfare la propria ingordigia, portare scompiglio e sete di dominio all'interno degli extraterrestri del posto, allo scopo di prenderne possesso. All'epoca, questo film scatenò violentissime proteste in America, sospettosa che Wilcox facesse chiaramente intendere si riferisse a lei. Voto: 9

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RADIAZIONI BX: DISTRUZIONE UOMO, di Jack Arnold - 1957 - con Grant Williams e Randy Stuart. Di certo, la più impressionante e pessimistica pellicola che raggruppa in sè tutto quanto il genere umano accetti di considerare appartenga ad oscure verità presenti nell'immaginario collettivo. Si disse che possa appartenere alle equazioni impossibili che non ammettono soluzioni. Una tranquilla prassi quotidiana di una normale coppia: lui esce dal mezzo e percepisce una leggera anomala brezza. Non ci fa caso: erano radiazioni. La sua odissea si consuma giorno dopo giorno, con lentezza agghiacciante: tende sempre più a rimpicciolirsi. Le conoscenze della medicina si arrendono. Le paure ancestrali insite nell'uomo non lasciano scampo all'evidenza. Arnold, con una sapienza espositiva impagabile, scenografie impossibili e la lotta della sopravvivenza dell'individuo anche contro piccolissimi insetti, gira il suo più grande capolavoro. Lo scrivente ricorda ancora gli sguardi attoniti degli spettatori, il suo compreso, alla fine del film. Voto: 10

S.O.S. LUTEZIA, di Christian-Jaque - 1956 - con André Valmy, Jean Gaven, Jean-Louis Trintignant. Deve annoverarsi come fantascienza? All'epoca della produzione, in piena guerra fredda, diffidenza assoluta fra i due blocchi, certamente sì. All'interno di un peschereccio malridotto ad oltre due giorni dalle fredde acque della Norvegia, il cibo avariato mette in crisi irreversibile, uno ad uno, quasi l'intero equipaggio.

Radio di bordo inservibile, l'unico contatto può avvenire solo usando frequenze cortissime. Mille tentativi, alla fine risponde una flebile voce da una remota località subsahariana. Il medico appura l'emergenza: deve essere recapitato a tutto l'equipaggio un siero, entro 12 ore, pena la morte dei componenti. Inizia la gara di solidarietà protagonisti radioamatori dilettanti, con un susseguirsi di eventi decisamente ai limiti della speranza. Osservare che nella Berlino del dopoguerra, una delle località interessate, un americano ed un sovietico faccia a faccia collaborano per salvare l'equipaggio, è davvero commovente. Voto: 8

TARANTOLA, di Jack Arnold - 1955 - con John Agar, Mara Corday e Clint Eastwood. Anche qui le radiazioni (sempre loro) giocano un brutto scherzo allo scapestrato scienziato delle cause perse. Colpendo una simpatica piccola tarantola, avviene che essa si trasformi in un mostruoso animale dalla forza impressionante, che tutto travolge nel suo cammino, compresi esplosivi che vengono lanciati per contrastarlo. Anche in questa pellicola a colpire l'immaginario delle persone è il contrasto fra le comunità interessate dall'avanzata dell'animale, e l'inevitabile loro resa incondizionata, quasi che nessuna resistenza puoi opporre nei casi di differenza palese di mezzi a disposizione. Arnold coglie bene questi aspetti, e li evidenzia con sapienza. La salvezza non potrà che avvenire dall'alto... Voto: 7

ULTIMATUM ALLA TERRA, di Robert Wise - 1951 - con Michael Rennie e Patricia Neal. Altra pellicola storica entrata a buon diritto nella memoria collettiva delle persone. Da un grande regista come Wise ed un eccelso Rennie (autore di una interpretazione straordinaria) non poteva che fuoriuscire un capolavoro. Arriva a Washington (e dove, altrimenti?) un disco volante. Un unico passeggero ed un robot impossibile da scalfire. La persona dalle fattezze umane, gentile ed imbattibile nella matematica, vuole conoscere da vicino chi siamo noi terrestri. Cammina in città, prende in affitto una camera presso una normale famiglia. Familiarizza con la padrona e suo figlio. Vuole parlare con tutti i potenti del mondo, ma è deriso dal segretario del presidente americano.

Per confermare quanto sia capace, per mezz'ora blocca tutto il mondo: ogni attività è ferma. Allarme generale, finalmente tutte le nazioni si parlano fra loro. L'ospite è categorico: "Non mi interessano le beghe fra le vostre nazioni, ma se oserete conquistare altri mondi, la vostra Terra sarà distrutta". Le fantomatiche nostre superpotenze capiscono, finalmente. Finita la ramanzina, l'ospite risale nel disco volante col robot, dà uno sguardo amichevole, anche troppo, alla signora che l'ha ospitato, e va via. voto: 9

Mario Sconamila

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IL NEOREALISMO

(a cura di Mario Sconamila)
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