Il coronavirus costituisce uno dei tanti esempi della globalizzazione: in tempo reale, e L'Unione Sarda è uno dei componenti: entriamo nei più minuscoli e sperduti angoli del pianeta, li fotografiamo e diffondiamo.

Chi si ostinasse a rilevare eventuali danni che la globalizzazione abbia generato, sarebbe un pessimo realista: l'individuo, chi più e chi meno, senza il suo personale smartphone a portata di mano, soffrirebbe di un deficit culturale.

Oggi, ingeneroso ma sacrosanto ammetterlo, regna l'Intelligenza Artificiale: con Google sotto gli occhi, ognuno si considera scienziato; venendogli a mancare il motore di ricerca, si sentirebbe perduto, in balìa della tempesta.

In particolare sono giovani i maggiori indiziati. Occorrerebbe uno spazio adeguato per esaminare tale fenomeno sociale.

Il Coronavirus applica, nel dramma che sta generando, l'insostituibile invenzione denominata Internet. Senza tale benefica realizzazione, brancoleremmo nel buio, con una mancanza di notizie impressionanti, e l'incapacità oggettiva da parte della popolazione mondiale di reperire basilari chiarimenti, dimensioni del fenomeno, gestione ordinaria delle regole da seguire.

La televisione, da sola, mai avrebbe potuto acquisire il confortante appoggio che l'Informatica ha prodotto. Oggi ci si lamenta dei social aggressivi, arroganti, colmi di notizie false, impregnati di inesistenti complotti: è il prezzo da pagare, l'altra faccia della medaglia. Nessuno però è obbligato a seguirli ed a iscriversi: il sottoscritto ignora del tutto cosa siano i vari Facebook, Instagram, Linkedin et similia: scelta personale, come tante altre, perché tutti trascorrono il tempo libero come meglio ritengono.

Come viaggiavamo noi giovani in Europa ai tempi nei quali Internet non esisteva? Niente aerei, costosi e inadatti al nostro spirito di avventura. Erano di voga i "Continentbus", a basso costo, pullman svedesi moderni con piccolo bar e servizio igienico chimico, che tra altri itinerari collegavano Roma con Helsinki, compresi il pernottamento a Innsbruck, le opportune soste ed i lunghi bracci di mare da attraversare, in circa tre giorni.

Ma era l'InterRail, il "treno", il mezzo che ha costituito per milioni e milioni di cittadini europei il vero protagonista che abbia inculcata la famosa "arte dell'arrangiarsi" da soli: pochi spiccioli in tasca (i soldi per gli ostelli), nessuna prenotazione di un posto (se necessario, si dormiva negli strapuntini dei vagoni), ma sopratutto, fermata dopo fermata, conoscere le svariate caratterizzazioni dei popoli europei, dialogare con loro, verificare tradizioni, usi e costumi differenti dai nostri, confrontarli e decidere se anche noi, con certe anchilosate abitudini, dovessimo apprendere concetti superati dai tempi.

Uno di questi viaggi lo ricordo per un motivo specifico: partii da Roma Termini, tramite InterRail nel primo pomeriggio del 3 agosto 1974 con l'"Italia Express", destinazione Stoccolma. Arrivati alla Centrale di Milano era prevista, secondo orario, una sosta di 12 minuti. Per motivazioni che nessuno conobbe, la fermata si protrasse per oltre un'ora e mezza. Il personale di bordo era anch'esso all'oscuro per tale prolungata sosta. La polizia ferroviaria ci informava di non precisati "ordini dall'alto". Quando il treno riprese la corsa, arrivato il giorno successivo alla stazione di Francoforte, ci fu una corsa generale per acquistare il "Corriere della Sera": venimmo finalmente a conoscenza che il nostro convoglio internazionale era precedente all'"Italicus", che attraversando l'Appennino ebbe un vagone sventrato dallo scoppio di una bomba.

Sono avvenimenti come questo che fanno ben comprendere cosa significhi oggi Internet. Una volta, uscendo dall'Italia, eri praticamente all'oscuro di quanto accadesse nella tua patria d'origine. Oggi, viceversa, convivi con essa, in qualunque punto del mondo tu risieda.

Il Coronavirus sta offrendo specialmente all'Italia problemi di ogni

tipologia: essi vengono peraltro amplificati proprio dal "tempo reale"

coi quali vengono divulgati.

Poco più di un secolo fa il mondo intero fu interessato dalla famigerata "influenza spagnola", concomitante al primo conflitto mondiale.

Nessuno saprà mai con esattezza quanti individui vennero falcidiati dal

virus: i più pessimisti arrivano addirittura a quantificare possano aver raggiunto i cento milioni. A questo dramma dovrebbe essere aggiunta anche la censura militare dovuta alla belligeranza in corso.

Dovremmo freddamente porci una difficile domanda: come avrebbe reagito il mondo di allora fosse esistito Internet?

La conclusione è spietata: ringraziamo l'Europa odierna (il più bello, civile e ricco di Storia, Continente del mondo), e parimenti non prendiamocela con Internet: oggi col Coronavirus ci sta elargendo un aiuto straordinario.

Mario Sconamila
© Riproduzione riservata