Da Gavoi all'Antartide. Per 97 giorni di fila. Marco Buttu, protagonista di un'avventura incredibile che lo ha visto vivere per tre mesi in uno dei luoghi più freddi e inospitali del pianeta, il promontorio Dome-C dell'Altopiano Antartico, si racconta al liceo Eleonora d'Arborea di Cagliari.

L'appuntamento è per sabato 14 dicembre alle 11.30, ultima tappa del progetto "Skillellé. Pronti per il mondo".

Da quei giorni fra i ghiacci, laddove le forme di vita non esistono e tutto è bianco, piatto e freddo, Buttu, ingegnere elettrotecnico e ricercatore dell'Istituto Nazionale di Astrofisica, ha ricavato un libro "Marte Bianco. Nel cuore dell'Antartide. Un anno ai confini della vita" (Edizioni LSWR).

Obiettivo dell'incontro è aiutare i ragazzi a prepararsi al mondo, provando ad immaginare l'immersione in un'esperienza situata ai limiti di ciò che è comunemente definito "umano".

"Non avere altre forme di vita intorno, nessuna proprio, è qualcosa di non semplice da superare - aveva spiegato Buttu in un'intervista a unionesarda.it - Mi mancava vedere la vegetazione, gli insetti, sentire i profumi della campagna. E poi i bambini. Forse perché eravamo tutti adulti. Di solito non ci pensi, ma fanno parte della tua vita e non averli intorno ti manca".

La base italo-francese Concordia, inserita nel Programma Nazionale di Ricerche in Antartide e dove Buttu è rimasto per 18 mesi, è una stazione minuscola persa nella piattezza di uno degli spazi più freddi del pianeta, una sterminata superficie di ghiaccio dove è carente l'ossigeno, dove le temperature crollano sotto gli ottanta gradi, e dove per tre mesi, ovvero 97 giorni consecutivi, la missione di ricerca ha vissuto nel buio assoluto.

Insieme ad altri 12 ricercatori, sette italiani e cinque francesi, Buttu ha dovuto imparare a vivere in condizioni estreme mettendo in campo strategie vitali di relazione ed equilibri interni.

Un testimone davvero speciale, dunque, e un'esperienza profondamente umana, oltre ogni disumana condizione.

(Unioneonline/v.l.)
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