Trent'anni di carcere.

Questa la condanna che la prima Corte d'assise d'appello di Roma ha stabilito per Vincenzo Paduano, il vigilante 28enne in carcere per aver ucciso e dato alle fiamme l'ex fidanzata Sara Di Pietrantonio in via della Magliana, alla periferia di Roma, il 29 maggio 2016.

In primo grado era stato condannato all'ergastolo.

La difesa di Paduano, nell'intervento di oggi, durato oltre tre ore, ha chiesto l'assoluzione dagli aggravanti della premeditazione, stalking e distruzione di cadavere: "Sara nascondeva a Vincenzo la relazione che aveva con un altro ragazzo - la tesi del legale - il loro errore è stato di aver portato avanti un rapporto le cui basi non erano solide. Era Sara, spesso, a scrivere a Vincenzo: il 27 aprile gli ha scritto 'sono a danza', senza che Vincenzo scrivesse nulla".

"Non c'è giorno in cui mi chiedo come sia stato possibile. Mi vergogno profondamente di quello che ho fatto - ha detto Paduano nei giorni scorsi, rilasciando una dichiarazione spontanea - e Dio solo sa se vorrei essere perdonato da tutti. Come faccio a chiedere perdono se io stesso non mi perdono. Sarò sempre consapevole di essere l'unica causa di tanto dolore".

"Non gli credo perché è un manipolatore abituato a indossare tante maschere - la risposta a distanza della madre di Sara, Concetta Raccuia -. Dopo due anni di prigione vuole apparire come il classico bravo ragazzo che chiede scusa. Ma io non intendo cadere nella trappola in cui è caduta mia figlia".

(Unioneonline/D)

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