"Si rifiutava di riconoscere, in Vincenzo Paduano, il ruolo di padrone della sua vita".

È per questo che Sara Di Pietrantonio è stata uccisa dall'ex fidanzato.

A scriverlo è il giudice Gaspare Sturzo, nelle motivazioni della condanna all'ergastolo a Paduano, ricostruendo le tappe principali della storia tra i due fino all'omicidio avvenuto il 29 maggio 2016 a Roma.

La giovane aveva tentato di rifarsi una vita dopo la fine della relazione con il fidanzato, che però non si dava pace per questo.

"Non si può negare che il dolo di Paduano sia stato della massima potenza - scrive il giudice - manifestando aspetti di vera e propria crudeltà verso Sara".

Si parla di messaggi minatori, appostamenti e continue richieste di incontri, fino al giorno in cui l'ha seguita, uccisa e bruciata.

Paduano - secondo il gup - si "riteneva il soggetto scelto per sopravvivere e per questo doveva sradicare il marcio concentrato in Sara. Di lei non doveva restare nulla", solo "una bambola carbonizzata".

(Redazione Online/D)

LA CONDANNA ALL'ERGASTOLO:

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