Venticinque anni di libri, è tempo di classifiche
Il New York Times ha già stilato l’elenco dei migliori cento romanzi del primo quarto di secoloPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Un quarto di secolo. Quasi ci siamo, e la corsa all’elenco dei libri più significativi di questi primi 25 anni del millennio è già partita. Il New York Times si è portato avanti con una classifica di ben cento romanzi stilata da 503 scrittori, poeti, saggisti, critici e lettori e l’aiuto della redazione del New York Times Book Review. Tre donne sul podio. L’America ama Elena Ferrante, che infatti è al primo posto con la sua “L’amica geniale” (2012). Seguono “Al calore di soli lontani” (2010) di Isabel Wilkerson e”Wolf Hall” (2009) di Hilary Mantel. Al quarto posto c’è “Il mondo conosciuto” (2003) di Edward P. Jones e “solo” al quinto “Le correzioni” (2001) di Jonathan Franzen. Gli altri cinque presenti nella top ten sono “2666” (2008) di Alberto Bolano, “La ferrovia sotterranea” (2016) di Colson Whitehead, “Austerlitz” (2001) di W. G. Sebald, “Non lasciarmi” (2005) di Kazuo Ishiguro, “Gilead” (2004) di Marilynne Robinson. Primi dieci a parte, in questi casi conta esserci. Avere un posto in questo prestigioso elenco, ed essere ricordati come tra i migliori autori del primo quarto del ventunesimo secolo. Per esempio, è solo quarantaseiesimo ma c’è “Il cardellino” (2013), romanzo valso a Donna Tartt il premio Pulitzer. Opera arrivata quasi vent’anni dopo “Dio di Illusioni” (1992) che aveva generato attorno grandissimo interesse attorno alla scrittrice. E abbastanza in fondo alla classifica, al numero 39, troviamo anche Jennifer Egan con il suo “Il tempo è un bastardo” (2010). Ottima posizione - la dodicesima - invece per “L’anno del pensiero magico” (2005) di Joan Didion.
Alcuni autori sono presenti con più di un’opera. E’ il caso della stessa Ferrante ricordata anche per “Storia della bambina perduta” (2015) e “I giorni dell’abbandono” (2005), rispettivamente all’ottantesimo e al novantaduesimo posto. Ma anche di Zadie Smith, in classifica con “Denti bianchi” (2000) e “Della bellezza” (2005). O ancora di Philip Roth, al novantunesimo con “La macchia umana” (2000), e al 65esimo con “Complotto contro l’America” (2004). Curiosamente, tutto ciò che Franzen ha scritto dopo “Le correzioni” non è stato ritenuto da classifica.
Classifica che ha fatto molto discutere nell’ambiente dei libri della critica letteraria. «Cento! Un’enormità», ha scritto in un pezzo recente il critico del Corriere della Sera Stefano Cordelli. Che ha stilato una sua personale classifica, «molto diversa da quella dei cento migliori romanzi pubblicata dal New York Times». Anche per il metodo scelto. Cordelli li divide a seconda della data d’uscita del titolo originale. In pratica, per ogni annata, dal 2000 al 2023, ha scelto i libri più significativi. In tutto 54. E i titoli coincidenti con quelli del New York Times sono davvero pochi. Per esempio, per il 2001, tra i migliori libri di Cordelli non c’è “Le correzioni” a cui il critico preferisce “Puttane assassine” di Roberto Bolano, “La bellezza del marito” di Anne Carson, “L’animale morente” di Philip Roth, “Austerlitz” di Winfried Sebald, “Il tram” di Claude Simon.