Vino e specificità territoriale ristretta. Binomio strategico affidato alle Unità geografiche aggiuntive, sempre più delizia e tormento del mondo vitivinicolo. Cosa sono le Uga? In pratica una sorta di pedigree del vino ancora più identificativa e circoscritta all’interno di una denominazione. Per sintetizzare, i Cru d’Oltralpe fanno da modello. Argomento quanto mai attuale anche alla luce delle novità mosse, in tema di specifiche territoriali, dopo la svolta segnata in Italia da Chianti Classico e Vino Nobile di Montepulciano.

IL CASO Tra i primi nella Penisola a ragionare di Uga ci sono i piemontesi Barolo e Barbaresco, nuovi impulsi poi sono arrivati anche dal vasto vigneto veneto (Soave e Prosecco Superiore, su tutti). Ci sarebbe da chiedersi però se le Uga possono portare valore aggiunto anche nell’Isola, tra i Cannonau e i Vermentini, per esempio. Anche perché il dibattito attorno alle Uga è abbastanza controverso: da efficace strumento di valorizzazione (sempre che esistano requisiti e condizioni ben chiare), a vero e proprio fumo negli occhi capace solo di confondere il consumatore, già stordito dalle oltre 520 Denominazioni di origine, certificate nel Belpaese. Al momento diverse Regioni hanno previsto disciplinari con l’indicazione geografica, nel complesso Basilicata, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Sicilia, Toscana, Valle d’Aosta, Veneto. Da precisare infine che le Uga non impongono necessariamente parametri più restrittivi rispetto alla Denominazione di appartenenza, offrono semmai una specifica più ristretta. È come se, stringendo sempre più l’obiettivo, si raggiungessero vere micro-entità territoriali enologiche, identificando al metro la provenienza delle uve di un particolare territorio.

Nebiolo Sardegna, Luras. Foto Archivio L'Unione Sarda
Nebiolo Sardegna, Luras. Foto Archivio L'Unione Sarda
Nebiolo Sardegna, Luras. Foto Archivio L'Unione Sarda

TOSCANA Il tema delle specifiche territoriali dunque ha avuto nuovo impulso dopo la svolta di Chianti Classico che ha varato ufficialmente il nuovo disciplinare con 11 Uga. Castellina, Castelnuovo Berardenga, Gaiole, Greve, Lamole, Montefioralle, Panzano, Radda, San Casciano, San Donato in Poggio (con i territori di Barberino Tavarnelle, Poggibonsi) e infine Vagliagli, nascono tra l’altro a ridosso della modica nel disciplinare della base ampelografica dei vini Chianti Classico Gran Selezione. Sempre in tema di Unità geografiche toscane va poi ricordato il lavoro fatto dal Consorzio di tutela del Vino Nobile di Montelpulciano che ha varato invece 12 Uga dando vita a una nuova tipologia della Docg. Il Consorzio di tutela ha ufficializzato specificazioni territoriali identificate con la parola “Pieve” in etichetta. Naturalmente non si stratta solo di una novità, sic et simpliciter, geografica dei vigneti, ma riguarda anche e soprattutto precise caratteristiche tecniche e organolettiche frutto, come è stato precisato in diverse occasioni, di analisi orografiche geo-climatiche e storiche del territorio.

PIEMONTE E VENETO A ben guardare, spostando l’ago della bussola verso il Nord-Ovest italiano, vantano una sorta di primogenitura nazionale le microidentità territoriali piemontesi previste nelle denominazioni Barolo e Barbaresco. Già dagli anni Sessanta, infatti, diversi produttori piemontesi, soprattutto nelle Langhe, hanno sentito la necessità di caratterizzare maggiormente i propri vini. Oggi, dopo il Barbaresco Docg e Barolo Docg, sono previste Uga nei disciplinari di Dolcetto di Diano d’Alba, Gavi e Roero. In netta crescita anche le Dop venete del Soave e Prosecco Superiore. Sono 43 le “Rive” della Docg Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, mentre 33 Uga del Soave Doc. A detta degli esperti, entrambe ancora con numeri contenuti (ettari e bottiglie prodotte) ma con un chiaro trend in crescita.

Gran Gala del Grenaches du Monde. Archivio L'Unione Sarda
Gran Gala del Grenaches du Monde. Archivio L'Unione Sarda
Gran Gala del Grenaches du Monde. Archivio L'Unione Sarda

CANNONAU Vediamo nell’Isola. In Sardegna abbiamo le sottozone. Per il Cannonau: Oliena o Nepente di Oliena, Capo Ferrato, Jerzu. «Per la sottozona Oliena o Nepente di Oliena la zona di produzione delle uve è riservata, in provincia di Nuoro, all’intero territorio del Comune di Oliena ed in parte in quello di Orgosolo secondo la seguente delimitazione. Per la sottozona “Capo Ferrato” la zona di produzione è riservata alle uve raccolte nei territori comunali di Castiadas, Muravera, San Vito, Villaputzu e Villasimius in provincia di Cagliari». Si legge nel disciplinare della Doc. «Per la sottozona “Jerzu” l’area di produzione è riservata alle uve raccolte nei territori comunali di Jerzu e di Cardedu nella provincia di Ogliastra». In alcuni casi si parla anche di Cannonau di Sardegna Doc, sottozona Classico con le province di Nuoro e Ogliastra. Andando a spulciare altri disciplinari si scope anche una sottozona Mogoro per il Semidano. In breve questo è il quadro. Resta da capire se le Uga possono avere senso nella realtà vitivinicola sarda. Prima di aprire un eventuale dibattito qualche considerazione finale. Le Uga sono state concepite esclusivamente (a sentire molti addetti ai lavori) come un forte richiamo proiettato su nuove valorizzazioni del vino, un bollino efficace per un nuovo posizionamento delle etichette attraverso la precisazione identitaria che però, non sempre e non ovunque, ha mantenuto fede alle promesse. In diverse occasioni è stato detto che le Uga (così come le Doc e le Docg) hanno valore e senso là dove già esiste una storia e un peso acquisito sul mercato, per consolidarlo non per crearlo di sana pianta. In questo sono ottimi testimoni Barolo e Barbaresco, dove le Uga hanno visto consolidarsi confini “identitari” più che amministrativi. Il rischio, altrimenti, è che si vada ad aggiungere altra nebbia, come già detto, tra le interminabili steppe delle denominazioni italiane. E ora, favorevoli e scettici in campo per le sorti della Sardegna.

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