E chi le ferma più, manco il Covid è riuscito a tenerle in panchina. Quest'anno il “calcio al cancro” l'hanno lanciato a distanza ma in campo sono scese tutte, “lontane ma più vicine che mai”, sfoderando la stessa determinazione che esibiscono nei loro tornei a 5 femminili, al momento sospesi. La squadra c'è, una formazione che ha reso possibile disputare anche la quinta edizione di un'iniziativa ideata e promossa da Fondazione Taccia e Mai Più Sole. Un calcio al cancro, appunto, seppure solo virtuale stavolta, sotto l'unica forma possibile, quella del webinar. Il risultato è stato lo stesso: riunirsi, salutarsi e vedersi, confrontarsi, scambiarsi punti di vista e parole. Un mix di forza, allegria, sapienza e coraggio che dà la carica a chi adesso combatte la sua battaglia, perché nessuna è sola, una per tutte e tutte per una, davvero però.

Sono quelle del calcio che.... realizzano tante cose, sono un vulcano di idee e progetti che anche in questi mesi di pandemia non si è mai spento: tanto per citarne qualcuno, “Un tè con l'esperto” o i laboratori di scrittura creativa che in un modo o nell'altro le hanno tenute in comunicazione. Tante occasioni per mantenersi informate, grazie al supporto di esperti ed esperte, oncologi e oncologhe, professionisti e professioniste che magari hanno incontrato nei loro percorsi e che continuano la loro mission fuori dall'ospedale. Voglia di fare e dire, tanto più importante oggi in uno scenario in cui è il Covid a farla da padrone. E sarebbe un peccato non mettere nero su bianco gli interventi di quest'ultima edizione che, pur in scena sul web, è stata ricca e vivace come sempre. Non a caso si è scelta la data dell'8 maggio, Giornata mondiale sul tumore ovarico, patologia dalla quale è partito il progetto Mai Più Sole, poi allargato a tutte le altre neoplasie femminili. E come sempre l'obiettivo, pienamente centrato, ha spiegato la moderatrice del dibattito Daniela Cadeddu, è stato quello di approfondire vari argomenti e parlare di prevenzione con gli esperti del settore, all'interno di un dibattito arricchito dalle testimonianze delle pazienti, che hanno raccontato le loro esperienze di vita. Dibattito aperto da Albachiara Bergamini, consigliera e referente per la Sardegna della Fondazione Taccia, ideatrice e responsabile del progetto Mai Più Sole e Valentina Ligas, redattrice e direttrice di www.maipiùsole.com. Ecco le tracce più importanti degli interventi. “Torneremo a disputare presto il nostro torneo di calcio a 5, il Covid ha tolto solo la possibilità di riunirci in presenza ma non la voglia di continuare a informare e fare prevenzione”, ha evidenziato Bergamini che ha ricordato i progetti mai interrotti, da Un tè con l'esperto ai laboratori con la collaborazione con “Tumore ovarico, manteniamoci informate”. E, in presenza di Maria Tina Maresu, presidente Fidapa Sardegna e Stefania Loi, presidente commissione Pari Opportunità del Comune di Cagliari, la parola è passata agli esperti.

“In tutti i servizi di oncologia italiani si è cercato di non inficiare la somministrazione delle terapie antitumorali garantendone la continuità e la tempestività, ma sono saltate le visite di follow up. Il Covid ha causato ritardi diagnostici che hanno comportato un aggravamento clinico e un peggioramento della prognosi”, ha dichiarato Daniele Farci, direttore dell'unità di Medicina e Oncologia della Nuova Casa di cura di Decimomannu, oncologo e coordinatore Aiom Sardegna che ha incentrato il suo intervento su “Come è cambiata l’oncologia medica in era Covid”. Uno scenario che ha modificato i cardini di ogni situazione. “Il Covid ha cambiato le priorità impattando sulla tempistica e la qualità di alcuni trattamenti. Dove vi è stata un’interruzione di anche solo 2 mesi dello screening mammografico questo ha comportato una diminuzione del 10,4% della diagnosi di tumore del seno in situ”, ha commentato il dottor Massimo Dessena, chirurgo senologo del Businco che ha presentato la relazione Gestione delle pazienti con carcinoma mammario durante la pandemia di Covid-19”. Difficoltà che hanno vissuto sulla propria pelle le stesse pazienti. E a nome di tutte parlano le donne battagliere di Mai più Sole. “È importante accompagnare una donna nelle scelte importanti perché anche togliere le ovaie ha delle grandi conseguenze, avevo bisogno di aver qualcuno a guidarmi”, ha spiegato Serena Gherardini raccontando la sua esperienza. Tuttavia, “anche in questo periodo di pandemia i medici sono sempre intervenuti per tempo, anche quando erano sotto organico, hanno sempre lavorato per garantire le cure. Dopo la diagnosi ho continuato a fare tutte le cose che mi piacciono, a prendermi il mio tempo e soprattutto cura di me stessa. Ho scoperto una nuova bellezza", ha aggiunto Marisa Guidetti. Testimonianze che confermano che le donne non sono sole e l'impegno medico è sempre presente.

La squadra di Mai più sole (foto Raggio)
La squadra di Mai più sole (foto Raggio)
La squadra di Mai più sole (foto Raggio)

“La pandemia è soprattutto un problema medico con delle forti implicazioni psicologiche e sociali, è un evento traumatico che ha investito tutta la popolazione mondiale. Siamo messi sotto pressione da un pericolo, un forte allarme che ha attivato il sistema emotivo della paura”, ha osservato la dottoressa Nadia Brusasca, responsabile del centro di psiconcologia aziendale dell’ospedale Zonchello di Nuoro, coordinatrice della Sipo Sardegna (Società Italiana di Psiconcologia) con la relazione “Mente e Covid-19”. “L’attività fisica determina la riduzione dell’incidenza di malattia e lo sport in generale è fondamentale anche per prevenire le recidive. Un esercizio fisico moderato è quello che dà migliori benefici non solo rispetto al tipo di vita sedentario, ma anche all’esercizio fisico intenso”, ha ricordato Marco Scorcu, responsabile Medicina dello Sport all'ospedale San Giovanni di Dio, che ha spiegato quando e quanto l'esercizio fisico sia importante per vincere e tenere a bada il tumore al seno. Ci sono giovani come Francesca Tocco in questo gruppo in prima linea. “Una diagnosi come la mia non è facile da accettare alla mia età. La spinta è stata quella di vivere, ho deciso di cercare di passare il mio tempo in maniera adeguata e divertendomi. La vita è adesso e domani non sappiamo”. Come tutti, nessuno sa cosa ci riserva il destino ma c'è chi ha la saggezza, quel qualcosa in più, nel bene e nel male, per riuscire a capire come deve essere vissuta questa vita terrena.

“Voi siete la mia forza, siete ciò che fortemente mi trattiene ancora a Cagliari”, dice Andrea Figus, Chirurgo plastico al Duilio Casula di Monserrato e professore associato del dipartimento di Scienze chirurgiche Università di Cagliari. “Il mio lavoro è veramente una sfida nella sfida, ho ancora 157 pazienti in lista d’attesa per una ricostruzione mammaria”. Adesso è possibile procedere anche con la ricostruzione immediata, le protesi e la radioterapia non sono più dogmi. “Il Covid ha rallentato tutte queste pratiche consentendo solo la chirurgia d’urgenza - ha ribadito Figus - la chirurgia plastica viene considerata una chirurgia elettiva e quindi non essenziale. Le pazienti con la ricostruzione differita, che avevano quindi già le protesi non hanno avuto accesso alla lista d’attesa, anche se al momento siamo riusciti a procedere con tutti gli interventi per le ricostruzioni immediate”.

Interventi e scambi che fanno bene a chi ascolta. “Amo la vita perché ho lottato e sto lottando per lei. Qualsiasi cosa succederà non smetterò mai di dire grazie a tutti i medici che non ci lasciano mai sole. Non smetterò mai di voler vivere”, ha raccontato un’emozionatissima Veronica Schirru. Daniela Tocco, insegnante di educazione fisica, personal e mental coach, fa presente: “Sono qui in doppia veste perché oltre ad essere una professionista sono anche una paziente. Dobbiamo sempre sforzarci di fare attività fisica, specialmente all’aria aperta, dobbiamo ritrovare il piacere di fare delle cose. Spesso sono i piccoli gesti che cambiano la nostra situazione, basta anche fare le scale al posto di prendere l’ascensore o muoversi durante le faccende domestiche”.

Spunti importanti da tutti gli interventi, anche in vista di una riorganizzazione, indispensabile, dei servizi della sanità pubblica. “Alle vecchie criticità si sono aggiunte con il Covid le nuove emergenze, sicuramente chi sta pagando un duro scotto sono i pazienti oncologici. Ci sono state più di 600mila diagnosi in meno di tumori, più di 35mila interventi in meno. Il tumore è diventato l’emergenza nell’emergenza ed è necessario invertire la rotta”, ha concluso Rita Nonnis, chirurga e senologa dell'azienda ospedaliera di Sassari, esponente del comitato tecnico scientifico nazionale di Abracadabra onlus.

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