A chi è più in là con gli anni i “Bts” dicono poco o nulla ma per i giovanissimi di tutto il mondo il gruppo pop sudcoreano è diventato un fenomeno che accende entusiasmi incredibili: basti pensare che il loro ultimo successo, “Dynamite” “, ha già raccolto un miliardo di visualizzazioni (dati record anche per lo streaming), e li ha portati anche trionfare agli Ama, gli American music awards. Bts è l’acronimo di Bangtan Sonyeondan, e trascina il K-pop, la musica popolare coreana: da fenomeno di nicchia, cresciuto soprattutto negli anni Novanta, ora si è trasformato in un movimento globale arrivato anche in Italia. Lo stile strizza l’occhio alle proposte internazionali del momento, soprattutto statunitensi, ma non abbandona mai del tutto la tradizione coreana. In ogni caso si canta ormai prevalentemente in inglese. 

IL FENOMENO DEGLI IDOL

Si sono moltiplicati gli interpreti, i cosiddetti “Idol”, pronti a salire sul palco fondendo diversi stili - dall’hip hop al soul, alla techno, al funky- per dar vita a spettacoli pirotecnici apprezzatissimi dal pubblico più giovane. Le esibizioni si trasformano in performance artistiche con un mix esplosivo di coreografie, scenografie, balli trascinanti. Negli ultimi mesi sono gli Stray Kids a fare il pieno di consensi in tutto il mondo con video corali in cui si canta e si balla con pezzi che attraversano tutti gli stili musicali. E vanno fortissimo anche le Twice, formazione di nove giovanissime artiste, già ribattezzato “Gungmin girl group”, gruppo delle ragazze del popolo: cantano, ballano, si muovono quasi seguendo un copione con trama. Sono peraltro impegnate in un tour mondiale con tappe negli Stati Uniti e biglietti pressoché introvabili per ogni esibizione. Tra le band femminili si fanno notare anche le Blackpink, che hanno ottenuto un grande successo internazionale, con riconoscimenti negli Usa, in Inghilterra, in Australia. Non mancano anche i solisti  della scena pop e rap, come Iu, G-Dragon e Zico. 

EFFETTO COREA (DEL SUD)

Trova così nuova linfa Il fenomeno Corea, sempre più proiettata in una dimensione culturale internazionale: prima è arrivato il successo del film Parasite, vincitore di ben quattro Oscar, mentre è ancora caldo l’exploit inatteso e contagioso di Squid Game, la serie che ha fatto saltare tutti i record di Netflix. Senza dimenticare il fenomeno globale del Gangnam style, riconducibile al K-pop. Il pezzo di Psy continua tutt’oggi, a dieci anni di distanza, a far girare i numeri da capogiro: le visualizzazioni su YouTube sono quattro miliardi e trecento milioni, uno dei video più visti di sempre.  

DISCIPLINA MILITARE 

Il successo delle band arriva dal lavoro di anni portato avanti dalle etichette discografiche coreane. I ragazzi vengono ingaggiati già da giovanissimi e istruiti con lezioni di canto, di ballo e di lingue straniere (inglese su tutte). Dietro c’è una preparazione ossessiva, quasi con una disciplina militare: un impegno da dodici ore al giorno che serve anche per dare una dimensione corale all’esibizione degli interpreti del K-pop. Questo percorso organizzato dall’industria discografica coreana stravolge le regole conosciute in Europa o negli Stati Uniti, dove la crescita di un’artista ha una dimensione privata e in qualche modo solitaria, almeno sino alle apparizioni in qualche talent show. In Corea il percorso di formazione può arrivare a costare due-tre milioni di euro per un singolo interprete. Fondamentale è l’aspetto esteriore degli Idol: i cantanti cambiano continuamente look, puntalmente caratterizzato da capelli variopinti e costosissimi e vistosi abiti. Gli amanti del K-pop conoscono e si appassionano anche per i retroscena legati al percorso verso il successo degli Idol: ci sono le loro insicurezze, i pianti, le paure e anche i fallimenti. 

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