Oltre 5.200 morti in un anno (il 2022, ultimo dato disponibile fornito dall’Istat), 28 nuovi casi diagnosticati ogni giorno, più o meno gravi, oltre 10mila all’anno. I numeri del cancro in Sardegna danno un quadro critico: perché il tasso di mortalità è più alto di quello medio italiano – 32,94 ogni 10mila abitanti, contro 29,46 – i tumori sono diventati la prima causa di decesso, hanno superato le malattie cardiovascolari.

«È vero, si registrano più morti per tumore nell’Isola, ma in generale in tutto il Sud del Paese», dice Mario Scartozzi, professore all’Università di Cagliari e direttore di Oncologia medica al Policlinico. «Le cause? A mio avviso ci sono più difficoltà nel raggiungere la diagnosi, per le liste d’attesa, e le complicazioni sono più evidenti nelle zone periferiche, lontane dai grandi ospedali. Inoltre, purtroppo, una grossa fetta della popolazione non aderisce agli screening, c’è una “resistenza” di tipo sociale, e questo è un problema enorme, spaventoso, perché chiaramente individuare la malattia in fase super precoce fa la differenza tra mortalità e sopravvivenza».

Ancora – prosegue – «lo stile di vita dei sardi in termini di alcol, tabacco, obesità, corretta alimentazione, incide parecchio, così come la scarsissima vaccinazione contro, ad esempio, Hpv o epatite».

C’è un lieve miglioramento rispetto all’anno precedente, ma le percentuali dei sardi che partecipano agli screening oncologici gratuiti offerti dal sistema sanitario regionale restano molto basse, sotto quelle del resto d’Italia.

Per lo screening cervicale (dedicato alle donne di età compresa tra 25 e 64 anni), nel 2024 sono state invitate in Sardegna 143.401 persone, hanno risposto in 50.403 (il 35,7%). A livello nazionale, la media è del 42%, e ci sono regioni, come il Friuli Venezia Giulia, dove si supera quota 70%.

Per lo screening mammografico (per la diagnosi precoce dei tumori della mammella, rivolto alle donne di 50-69 anni) gli inviti sono stati 106.053, le risposte il 41,6% (contro il 53,8 del Paese).

Per lo screening colorettale (con un target di uomini e donne di 50-69 anni), le chiamate sono state 156.367, i riscontri 50.013 (il 32,5%, ma è basso anche il dato della media delle regioni, 35,8%).

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