Non c’è più nessun mistero. Nessuna scoperta. Sempre più esibito, raccontato (male), venduto, e quindi comprato. E, qualcuno dice, per questo motivo anche “poco praticato”. Come stiamo vivendo la sessualità? Male, a sentire gli esperti. Sono lontani i tempi in cui si erotizzavano persino le caviglie, che scatenavano innumerevoli fantasie. Oggi è sempre più tutto esposto e per la fantasia non ci sono grandi spazi. Meglio il rapporto col digitale, quindi. Tutto frutto di questi tempi e per nulla circoscritto alle persone più ”navigate”.

Ha iniziato Internet a creare il “problema”, si sa. Sappiamo tutto. Poi è arrivato Only Fans, che ha riscritto i codici del porno. Niente più star irraggiungibili di una volta (Moana e Cicciolina non ne nasceranno più). La fantasia erotica, in questi tempi, la scatena la vicina o il vicino della porta accanto: la commessa del piccolo supermercato sotto casa che vende foto seminuda in camera da letto, l’estetista che leviga il viso e sistema le unghie che pubblica (a pagamento) video mentre utilizza sex toys, la barista che serve il caffè che utilizza sex toys davanti allo specchio, il parrucchiere che vende filmati di rapporti sessuali. Succede dappertutto ma Cagliari sembra avere una vocazione particolare: basta fare un “giro” sui social e sulla piattaforma per rendersene conto. Si trova un magma di contenuti, sempre più a sfondo pornografico (e a pagamento), che producono un effetto distorsivo tra aspettativa e realtà. E che rende sempre più difficile imparare a conoscere il proprio corpo in rapporto all’altro. Comprenderne i limiti, le dinamiche del consenso, la differenza tra piacere e sopraffazione. Nell’era di Only Fans trovare un equilibrio tra consapevolezza e vulnerabilità richiede uno sforzo in più. Dicono gli esperti: Only Fans ha pregio che però è anche un grande difetto. “Può aiutare a liberare l’inconscio in quelle persone che hanno bisogno di una spinta per farlo ma come fosse un tappeto, nasconde la polvere”. Duqnue tabù, fake news, vergogna e imbarazzi. 

Che cosa provoca tutto questo? Un gigante problema di analfabetizzazione sessuale e, soprattutto, sentimentale. Se si guarda agli adolescenti, la colpa non è tutta della famiglie: “Com’è andata oggi in classe, hai sempre con te i preservativi?”. Non è esattamente la domanda da portare a casa dopo la scuola ma sarebbe doveroso trovare un momento per parlarne. E’ paradossale che l’educazione sessuale sia la materia più richiesta dai ragazzi, ma anche quella su cui più si vergognano a porre domande. Un passo avanti (piccolo) l’ha fatto il governo Meloni che adesso introduce l’educazione sesso-affettive a scuola (medie e superiori) ma solo per quegli alunni che avranno l'ok dei genitori. Un peccato!

Se invece si guarda agli adulti, allora il discorso si fa addirittura più cupo: dovrebbero avere gli strumenti psicologici per gestire il porno, per discernere realtà (di tutti i giorni) dalla irrealtà (delle foto e video ammiccanti in vendita sulla piattaforma Only Fans). Dovrebbero. Ma non è così. E così, invece, che la sessualità muore. 

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