Quest’anno sono trentaquattro dall’ultimo e, va detto, anche l’anno prima né Cagliari né Torres vinsero. L’unica volta, ma in Coppa Italia, ci pensò Pietro “Pedro” Piovani a gelare il pubblico dell’allora Acquedotto, oggi “Vanni Sanna”, calciatore di entrambe le squadre, allenatore pluridecorato del calcio sardo. Contò eccome, perché quell’anno, il primo dei tre formidabili e indimenticabili con Claudio Ranieri in panchina tra gli Anni Ottanta e Novanta, il Cagliari vinse pure la Coppa Italia di Serie C.

Preistoria, a leggerla oggi. Anche se l’allenatore del Cagliari è tornato ad essere Sir Claudio. Il 12 marzo del 1989 Cagliari e Torres si incontrarono in un Sant’Elia a mezzo servizio, visto che il grande stadio riapriva i cancelli ai tifosi con la ristrutturazione in vista dei Mondiali del 1990 ancora in corso, dopo la parentesi all’Amsicora, lo stadio dello scudetto. Gli oltre 25 mila assiepati tra la Curva Nord e i Distinti assistettero a una sfida epica, che i rossoblù di casa gettarono alle ortiche. I tifosi più anziani ricordano ancora quel rilancio fuori misura di Mario Ielpo, il controllo e i dribbling di troppo di Mauro Valentini, la palla che torna ai sassaresi, Gianfranco Zola che apre sulla sinistra, Paolo Mazzeni, il cross dal fondo e la girata a rete di Attilio Bardi che all’epoca segnava (e parecchio). In apertura era stato Roberto Barozzi a far esplodere il Sant’Elia con un tiro dal limite. 

Uno a uno: gol in apertura del Cagliari, alla fine il pari della Torres. Come all’andata a Sassari, quando a segnare furono il solito Piovani e Di Rosa. Era calcio di Serie C, è vero, ma il derby regionale era sentito e atteso come una sfida di Champions. Erano gli anni in cui regnavano dirigenti illuminati come Tonino Orrù e Bruno Rubattu. Più del collega cagliaritano, anche lui imprenditore capace di grandi intuizioni, supportato da giganti del calcio come il direttore sportivo Carmine Longo e dei conti come il commercialista Lucio Cordeddu, ma per certi versi più pacato, Rubattu era un po' Anconetani, un po' Rozzi. Fabbro sassarese che si è inventato imprenditore, incarnava lo spirito sassarese che si respirava ogni domenica sugli spalti del vecchio stadio Acquedotto. Erano i meravigliosi Anni Ottanta: a Roma e a Milano ancora non tintinnavano le manette per i politici implicati nell'inchiesta Mani Pulite e il primo Milan di Sacchi - presto campione d'Italia, d'Europa e del Mondo - contendeva lo scudetto al Napoli di Diego Maradona.
Bruno Rubattu – da presidente – è stato “dominus” a tutto tondo: manager, tifoso, politico.

Amato nella sua città e rispettato (con un velo di simpatia) anche dalle frange più estreme della tifoseria cagliaritana dell'epoca (un po’ come Tonino Orrù a Sassari), ancora incredule che quei derby si siano potuti giocare, tra l'altro neppure vent'anni dopo un tricolore rivoluzionario. Chi segue un minimo il calcio sardo sa che quelle sfide rusticane (tutte finite in parità escluso – come già segnalato – una, in Coppa Italia, vinta dal Cagliari a Sassari con un gol di Pietro Piovani) hanno consacrato al calcio dei grandi un talento di Oliena che, dagli esperti osservatori della principale società sarda, era stato scartato troppo frettolosamente: Gianfranco Zola. Sotto Rubattu, la Torres ha chiuso una stagione di Serie C1 (1987/1988) con lo scettro della leadership regionale e si è spinta a un passo dall'espugnare il Sant'Elia, cosa che non è mai successa nella storia: se non fosse stato per la rete di Giuseppe Zandonà all'80', la Torres di Bebo Leonardi (avanti con Beppe Galli) avrebbe vinto a Cagliari, dove nel frattempo, per salvare il salvabile, era stato richiamato Mario Tiddia. Sempre in quella stagione, all'andata, i sassaresi, demolirono i rossoblù di Enzo Robotti. Ma - vuoi per le parate di Mario Ielpo, vuoi per i legni, vuoi per qualche episodio dubbio -, finì 0-0.

Tuttavia fu quella del derby del 12 marzo 1989 la stagione forse più importante nella storia della Torres. Passata nelle mani di Bruno Liguori, finì quarta, a tre punti dalla Serie B che, invece, riaccolse a braccia aperte il Cagliari di Claudio Ranieri. Tempo un anno Zola vinceva lo scudetto con il Napoli di Maradona e i rossoblù festeggiavano il ritorno in Serie A, quattro stagioni dopo, nella prima delle diciassette sotto la presidenza Cellino, sfioravano la vittoria della Coppa Uefa con un altro grandissimo del calcio al timone: Bruno Giorgi. Nella semifinale di San Siro con l’Inter l’unico reduce di quell’epico derby era Mario Ielpo.

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Queste le formazioni scese in campo sotto la direzione di gara dell’arbitro Bizzarri di Ferrara:

Cagliari: Ielpo, Fadda, Davin, De Paola, Valentini, Pacioni, Barozzi, Pulga, Piovani, Pani (56’ Cappioli), Coppola. Allenatore Ranieri.

Torres: Sergio Pinna, Barrella, Di Rosa (67’ Loi), Dossena, Mazzeni, Del Favero, Tolu (80’ Micciola), Zola, Ennas, Favo, Bardi. Allenatore Liguori.

Reti: 8’ Barozzi, 87’ Bardi.

Note: spettatori 25 mila (500 i tifosi sassaresi), incasso superiore a 350 milioni di lire. Corner 2-2. Ammoniti Di Rosa e Loi per gioco falloso, Valentini per ostruzionismo.

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