La Sardegna da scoprire è fatta di centinaia di itinerari, scenari mozzafiato, natura più o meno incontaminata. A mattone selvaggio, per fortuna, sono sopravvissute foreste secolari, coste bellissime, autentici angoli di paradiso. Il Club Alpino italiano per la Sardegna è in prima fila per la valorizzazione dei sentieri natura, del turismo nelle zone interne.

In Sardegna sino a venti giorni fa le Sezioni Cai erano tre: Cagliari Sassari Nuoro. «A Cagliari – dice Matteo Marteddu, presidente sardo del Club, ex consigliere regionale - abbiamo festeggiato i 90 anni, con la presa in carica dello stabile ad Aritzo, “Capanna Sociale” e con un convegno ad hoc. Il primo nucleo di soci Cai risale a fine ottocento, con intellettuali visionari di montagna che raccolsero i fondi per il Rifugio Lamarmora sul Gennargentu. Ne rimane il monumento come ammasso informe di ruderi e pietre tutelato dalla norma sul paesaggio. Non c’è verso di ricostruirlo, nonostante i finanziamenti. Da venti giorni esiste la quarta sezione Cai, a Oristano. Voluta tenacemente da Cai Sardegna e deliberata dagli organi centrali del Cai. In funzione sono anche le sezioni gemmate o sottosezioni, senza autonomia, di Ogliastra e Gallura. Quindi quattro consigli direttivi sezionali e il direttivo regionale con il presidente. I soci alla chiusura dell’ultimo anno sociale sono circa 1200. In progress perché sono in corso i rinnovi e le nuove iscrizioni per il 2023».

Matteo Marteddu, presidente regionale del Cai (Pillonca/archivio Unione Sarda)
Matteo Marteddu, presidente regionale del Cai (Pillonca/archivio Unione Sarda)
Matteo Marteddu, presidente regionale del Cai (Pillonca/archivio Unione Sarda)

Quanti itinerari ha disegnato il Cai nell’Isola?

«In Sardegna ha iniziato tracciando suoi percorsi sulle tracce di sentieri dei pastori e dei carbonai. Molti inseriti nel Catasto Nazionale dei sentieri gestito direttamente dal Cai. Con la legge regionale N°16/2017 è stata istituita la Res,  Rete escursionistica di Sardegna. Realizzazione e gestione affidata dalla legge a Forestas con la prescrizione della segnaletica a “Standard Cai Centrale”. Questo ha prodotto un rapporto stabile e quotidiano tra Cai e Forestas che ha anche generato un accordo siglato tra il Presidente generale Cai e il presidente Forestas per la gestione comune di ogni fase di realizzazione, gestione, accatastamento dei sentieri. Il tutto ben disegnato nel regolamento successivo alla legge, articolo 9 governance e dalle norme approvate dalla giunta regionale. I luoghi fisici dove si decidono nuovi sentieri, le fasi di preaccatastamento o si risolvono criticità sono sette (Cagliari, Iglesias, Oristano, Nuoro, Lanusei, Sassari, Tempio) e corrispondono alle sedi territoriali di Forestas, con i cui dirigenti ci riuniamo mensilmente. Costante il lavoro sul campo per la cura della segnaletica orizzontale e verticale. Compreso il Sentiero Italia Cai, in Sardegna lungo circa 600 Chilometri. Il Tavolo tecnico regionale, coordinato da Alessio Saba per Forestas, da Gesuino Onida e Matteo Cara per il Cai, con i vari assessorati, definisce le fasi finale della certificazione dei sentieri. Con la numerazione, accatastamento, inserimento nella Res Rei, nelle piattaforme web Sardegna Sentieri e Sipra, Sistema informatico ambientale. Sardegna Sentieri risulta essere tra i più qualificati in Italia. Siamo già a oltre 1000 chilometri di sentieri che hanno completato il percorso e circa altri 2000 in fase di completamento in tutta la Sardegna».

È soddisfacente il tessuto normativo che regolamenta il settore?

«Le norme sull’escursionismo hanno dei vuoti paurosi. Ad esempio per quanto attiene al rapporto con l’attività di caccia. Stiamo comunemente studiando soluzioni. Va poi eliminata la segnaletica inutile e fuorviante e finanziamenti senza valore e a pioggia, fuori dal circuito virtuoso che la stessa Regione si è dato con la legge 16/2017. Il Cai ha inoltre un suo codice stringente, con la esposizione chiara delle difficoltà, utilizzato da Forestas e universalmente. È attuale, moderno e sufficiente, rintracciabile da tutti».

Il settore è adeguatamente finanziato?

«Si, salvo le fughe in avanti di qualche assessore regionale, il quale dimenticandosi che la legge Quadro sul turismo, istitutiva della Res, ricade nel suo orizzonte, punta a distribuire soldi a pioggia con promesse che stridono con le stesse norme di cui egli dovrebbe essere custode. Promette danari a cammini di ogni tipo, senza tener conto che per essere certificati debbono seguire le stringenti procedure che la stessa Regione si è imposto. Per evitare la torre di Babele della sentieristica».

Crede nella nuova frontiera degli Itinerari dello spirito?

«Ci vedo molto medioevo e molta emulazione, ad esempio su Compostela. Poi ciascuno può vivere il proprio misticismo come vuole. Naturalmente se si spendono soldi pubblici, attenzione perché tutti ci mettiamo il becco. Il tema è: o si seguono le regole che la stessa Regione si è data, con il coinvolgimento stretto del Cai oppure la mano destra non sa cosa fa la sinistra. Ci sono momenti in cui emergono queste distorsioni. Ciò è chiaro a tutti perché gli stessi funzionari di Forestas hanno posto in chiaro i limiti di legge, le procedure  e il lavoro che giornalmente anche come Cai viene sviluppato».

Il Sentiero Italia è un valore aggiunto.

«Si snoda su 7500 chilometri, parte da santa Teresa di Gallura, termina a Trieste.  Ormai patrimonio nazionale. In Sardegna tocca Gallura, Tepilora, Montalbo, Cedrino, Tuttavista, Supramonte di Dorgali, Oliena, Orgosolo, larga parte dell’Ogliastra, sino a Castiadas. Attraversa villaggi, boschi, calcare, segue sentieri antichi di pastori e carbonai. Viene già percorso abbastanza. Con fatica soprattutto perché mancano le strutture di accoglienza primarie: bivacchi e rifugi. Ha un valore ormai universale, riconosciuto e lanciato on the world  dal CAI. In tanti vogliono certificare il proprio b&b o il proprio agriturismo, come luogo di accoglienza SiCai».

Escursionisti in Baronia (foto Cai)
Escursionisti in Baronia (foto Cai)
Escursionisti in Baronia (foto Cai)

Avete proposte concrete da presentare subito per migliorare l’intero settore?

«Da qualche settimana Forestas e Cai hanno prodotto norme presentate al Consiglio regionale per disciplinare il tema dei rifugi e bivacchi. La Sardegna non ha una legislazione in merito. Le proposte sono state discusse in V Commissione del Consiglio regionale, con l’audizione anche del Cai regionale. Verranno portate in Aula a breve. Significa coprire un vuoto che penalizzava l’escursionismo regionale. Chiediamo punti di accoglienza per dormire in sicurezza negli stabili di Forestas o in locali comunali adeguati. Dopo la norma daremo una mano per il regolamento di attuazione. Tema attualissimo e work in progress. Le sezioni sono impegnate in proposte. A me personalmente interessa certificare il Cammino della leva: Aritzo Lanusei, già più volte percorso ai piedi del Gennargentu (con un testimonial di eccezione, Francesco Calledda Zigheddu, di Aritzo, ndc). È il cammino che i ragazzi delle comunità del Mandrolisai, oltre l’Ogliastra, 52 in tutto, percorrevano per sottoporsi alla visita di leva. Scalzi, scarponi in spalla per non consumarli, sindaco a cavallo per certificarne l’identità in presenza. Il tutto fino al 1927 in quell’ufficio di via Carducci a Lanusei, dove resiste la grande targa sbiadita. Quanti di quei ragazzi sono finiti nei fondali umidi e ghiacciati delle trincee del Carso? Il Cai lo propone come sentiero certificato al mondo».

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