La pandemia ha evidenziato pregi e difetti di un sistema, quello sanitario, a livello europeo, nazionale e regionale. E fin dalla comparsa del Covid-19 in generale sono tutti andati in difficoltà. Ovviamente la risposta data da ciascuno è dipesa e dipende ancora in larga parte dalle diverse risorse e capacità, economiche e umane, che variano ampiamente non solo a livello nazionale ma anche regionale. E, a livello regionale, da Eurostat arriva un numero che nessuno si aspetta in Sardegna: ci sono 482,15 medici ogni 100mila abitanti, il dato più alto di tutta Italia.

I fatti

«Sono diversi i fattori che hanno fatto sì che la mortalità da Covid-19 incidesse differentemente in diverse zone dell’Ue. Certamente, ci sono state le scelte politiche dei governi rispetto alla gestione dell’emergenza. Come anche l’età media della popolazione o la densità abitativa – rilevano gli esperti della Fondazione Open polis che su questo tema hanno svolto un’indagine – Alcuni fattori sono invece più o meno direttamente legati al funzionamento del sistema sanitario nazionale. Ad esempio, le condizioni di salute generali della popolazione o il suo status socio-economico ma anche, in maniera più immediata, la disponibilità di risorse, in primis di dottori».

I numeri

In Europa ci sono, dati 2019, 1,7 milioni circa di dottori. «Si tratta di 390,6 dottori ogni 100mila abitanti, un dato aumentato di 18 unità circa rispetto al 2016, quando erano 372 ogni 100mila. Anche in Italia si registra un aumento confrontando le stesse annualità, da 395,3 medici ogni 100mila abitanti nel 2016 a 405 nel 2019. Analizzando poi i dati relativi ai vari paesi dell’Unione, vediamo che il panorama europeo è piuttosto eterogeneo. Dalla Grecia, dove sono 616 i medici ogni 100mila abitanti, al Belgio, dove il numero risulta quasi dimezzato (316)», si legge nel report della fondazione. L’Italia si trova esattamente a metà classifica con 405 medici ogni 100mila abitanti.

«È importante sottolineare che la Grecia è sì al primo posto, ma conta il personale sanitario differentemente rispetto agli altri paesi Ue, usando una categoria di riferimento più ampia che include tutti i medici forniti di licenza, e non soltanto i praticanti effettivi. Una cifra che include quindi anche i dottori in pensione e quelli che potrebbero essere emigrati all'estero. Un ragionamento simile vale anche per il Portogallo che, secondo le analisi Ocse, si troverebbe invece al di sotto della media Ue – puntualizza Open Polis – Non è importante però solo la disponibilità a livello nazionale, ma anche la distribuzione di queste risorse a livello locale, indice della capacità di raggiungere efficacemente la popolazione».

Un'operazione chirurgica (foto archivio L'Unione Sarda)
Un'operazione chirurgica (foto archivio L'Unione Sarda)
Un'operazione chirurgica (foto archivio L'Unione Sarda)

La tipologia

«Come sottolinea l'Ocse però a essere significativo non è solo il personale ospedaliero disponibile, ma anche la tipologia cui esso appartiene. Gli stipendi relativamente bassi dei medici di base e il minore prestigio rispetto ad altri percorsi fanno sì che molti neolaureati preferiscano intraprendere la strada della specializzazione. Secondo l'organizzazione però un mix equilibrato tra medi di base e specialisti è un ingrediente fondamentale di un buon sistema sanitario», si legge nel report. In Grecia ad esempio, meno del 6% dei dottori sono medici di base. Il Portogallo è l'unico paese Ue in cui la quota di medici di base supera il 40% del totale. In Italia invece il 17,82 sono medici di base, 4,17 sono invece medici generici e il 77,95 sono specialisti.

In Sardegna

«In Italia come nel resto d'Europa, il panorama nazionale è caratterizzato da disparità a livello regionale. A risultare fornito di personale medico, in rapporto alla popolazione residente, è in particolare il centro della penisola», conclude il report. Con oltre 482 dottori ogni 100mila abitanti, è la Sardegna la regione italiana più fornita. Seguono il Lazio (473,8) e la Liguria (462,4). A registrare le cifre più basse sono invece le due province autonome di Bolzano e Trento, con rispettivamente 324,4 e 329,2 dottori ogni 100mila abitanti. Seguite sotto questo aspetto dal Veneto (345,7) e dalla Basilicata (351,5). «Rispetto a qualche anno fa, in quasi tutte le regioni della penisola la disponibilità di dottori è aumentata. Fanno eccezione in questo senso la Valle d'Aosta, la provincia autonoma di Trento e la Sardegna, dove invece si è osservato un calo. Il più significativo è quello della Valle D’Aosta, passata da 373,7 medici ogni 100mila abitanti nel 2016 a 367 nel 2019», puntualizzano però gli esperti.

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