Il nome, Saetta, rievoca il simbolo sulle fiancate delle autovetture di servizio. La livrea è tradizionale: nera con bande blu e rosse. Saetta è il primo cane robot che sarà utilizzato dall’Arma dei carabinieri. Sebbene ancora lontano (ma non per molto) dagli standard dei suoi commilitoni in carne, ossa e pelo, fantastici segugi dall’olfatto incredibile, potrà essere molto utile. Saetta (il primo della sua genia), è stato assegnato inizialmente al Nucleo Artificieri di Roma. Verrà controllato da un tablet a distanza (fino a 150 metri), potrà muoversi anche su terreni impervi e non percorribili dai normali veicoli ruotati o cingolati. Ma quale è il suo valore aggiunto. Con l'ausilio del cane-robot sarà possibile svolgere rischiose attività di ricognizioni anti-sabotaggio al posto dei militari specializzati, sfruttando le sue spiccate capacità di mobilità come quelle di salire e scendere da rampe di scale ed aprire autonomamente porte e rimuovere ostacoli. Per il momento non abbaia, come hanno sottolineato molti commentatori. Ma stiano tranquilli è solo questione di tempo. Saetta realizza un sogno che abbiamo conosciuto dagli scrittori fantasy e dai film. Robot che si muovono come animali perché la perfezione del creato è ancora il livello massimo di ispirazione.

Saetta potrà mappare luoghi di interesse investigativo attraverso avanzatissimi sistemi di rilevazione laser e termici, evidenziando la presenza di minacce e individuando, con l'ausilio di strumentazione dedicata, le più fievoli tracce di esplosivo e di agenti chimici e radiologici.

Saetta, più che fedele, telecomandato come Ambra, con il proprio braccio robotico potrà asportare ordigni, compresi i grossi petardi inesplosi che, specialmente a Capodanno, minacciano l'incolumità dei cittadini nelle aree urbane. Infine, sarà in grado di rifornire equipaggiamenti i militari impossibilitati a muoversi.

L’Arma guarda avanti, alle sfide del futuro prossimo venturo, come il Giubileo a Roma dove sono attese milioni di persone. Dai comandi romani spiegano come Saetta rappresenti "un altro passo della costante attività di ricerca e sviluppo dell'Arma nell'ambito delle nuove tecnologie, con lo scopo precipuo di implementare ulteriormente efficienza ed efficacia del servizio offerto al cittadino". La paura è che questi robot possano in qualche modo sostituire il lavoro degli uomini.

Così dall’Arma puntualizzano come Saetta non è stato "arruolato" per sostituire carabinieri e unità cinofile, "bensì per ridurre il pericolo, facilitare la gestione delle situazioni operative più ostili e quindi rappresentare un valore aggiunto nelle attività istituzionali".

Alcuni esemplari simili a Saetta sono diventati famosi negli ultimi anni. Come CyberDog, cane robot del colosso tecnologico Xiaomi, lanciato l’anno scorso. Esteticamente, il CyberDog di Xiaomi non è nulla di nuovo e ricorda parecchio il più mediatizzato tra i cani robot dei nostri tempi, Spot di Boston Dynamics. Si accuccia, salta all’indietro facendo una capriola in aria. Cammina su due zampe, mettendosi in posizione eretta. Corre fino a un massimo di 3,2 metri al secondo. Non ha la coda. In compenso ha 3 prese Usb-C sul dorso più una HDMI e una fotocamera RealSense D450 di Intel che gli permette di distinguere gli ostacoli ed evitarli con precisione al centimetro.

Tra gli usi di Spot che Boston Dynamics elenca c’è l’esplorazione di aree inondate da radiazioni o nei tunnel delle miniere. Oppure l’ispezione dei cantieri e quello degli impianti manufatturieri, con un sofisticato sistema per comparare l’avanzamento dei lavori attraverso la creazione di digital twin. Ma di sicuro quelli per cui Spot è assurto agli onori della cronaca sono legati all’impiego del cane robot nelle forza di polizia del Massachussets, soprattutto in funzione anti-bomba.

Nel maggio del 2020, nel pieno della pandemia, il governo di Singapore impiegava Spot per fare mantenere il distanziamento sociale nei parchi. Sul confine tra Stati Uniti e Messico, i Vision 60 di Ghost Robotics, un’altra azienda di robotica, vengono impiegati per sorvegliare il confine in funzione anti-migranti. Ma questo utilizzo somiglia più a un incubo che a un sogno.

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