In Sardegna e in Italia non è più solo un’estate torrida. È una questione di sicurezza pubblica. Con le temperature che superano i 40 gradi e i primi malori registrati nei campi e nei cantieri, la Regione interviene: da oggi e fino al 31 agosto è vietato lavorare all’aperto nelle ore centrali della giornata, dalle 12.30 alle 16, nei giorni in cui il rischio da caldo viene classificato come “alto”.

Il provvedimento porta la firma della presidente Alessandra Todde. 

L’ordinanza — in vigore con effetto immediato — riguarda in particolare il settore agricolo, florovivaistico ed edilizio, ed è modulata sulla base della mappa interattiva del rischio fornita dal portale nazionale Worklimate.it, sviluppato dal CNR in collaborazione con Inail.

Evitare tragedie sul lavoro in una stagione in cui il cambiamento climatico ha ormai trasformato il caldo estremo in un’emergenza ricorrente è d’obbligo. Ma il blocco non è totale né incondizionato. Il divieto infatti si applica solo nei giorni in cui la mappa segnala livello “alto” di rischio termico per attività fisiche intense all’aperto. Restano inoltre esclusi dall’ordinanza i lavoratori della pubblica amministrazione, i servizi essenziali, la Protezione civile e gli interventi di pubblica utilità, compresa l’agenzia Forestas.

La mossa della giunta Todde arriva dopo le pressioni dei sindacati, che chiedevano da giorni un’ordinanza più estesa, valida per tutte le giornate dell’estate e senza vincoli di consultazione. La richiesta è stata solo parzialmente accolta. L’esecutivo regionale ha preferito una strategia flessibile e basata su dati scientifici aggiornati quotidianamente, evitando un blocco generalizzato che avrebbe pesato sulle attività produttive già colpite dalla crisi.

Una scelta che non convince tutti. «Pur comprendendo la necessità di tutelare la salute dei lavoratori, questo intervento rappresenta un ulteriore fardello per un comparto agricolo già messo in ginocchio», commenta Tore Piana, presidente del Centro Studi Agricoli. «Parliamo di un settore in sofferenza, che fa i conti con incendi, ritardi nei pagamenti dei fondi europei e difficoltà strutturali croniche. Serve una visione di lungo periodo, non solo misure emergenziali».

Intanto, l’Isola non è sola. L’ondata di caldo ha spinto molte Regioni italiane ad adottare ordinanze simili: dal Lazio alla Lombardia, dall’Emilia-Romagna alla Puglia, passando per Toscana, Umbria, Campania, Calabria, Sicilia e Abruzzo. La formula è simile: divieto di lavoro all’aperto nelle ore più calde e nei giorni “da bollino rosso”, sulla base degli alert climatici.

A lanciare il primo segnale è stato il Lazio, con il presidente Francesco Rocca che già a inizio giugno ha imposto lo stop nelle ore più critiche, dal lunedì al venerdì, fino al 31 agosto.

La Lombardia ha fatto lo stesso, estendendo il periodo fino al 15 settembre. L’Emilia-Romagna ha introdotto una novità: l’inclusione dei lavoratori della logistica che operano nei piazzali asfaltati, soggetti a un effetto “forno” spesso sottovalutato.

Nel complesso, l’Italia sembra muoversi in ordine sparso, ma con una direzione comune: proteggere chi lavora sotto il sole, in un contesto dove il clima non è più un imprevisto, ma una variabile strutturale. 

(Unioneonline/Fr.Me.)

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