«Samassi ha l’intero territorio comunale coltivato, non ci sono boschi o prati liberi, tutta la campagna è destinata alla produzione di generi alimentari destinati ai mercati regionali e nazionali. Ha senso sacrificarlo per la produzione di energia elettrica destinata ai mercati nazionali? Ma soprattutto a vantaggio di chi»?

Enrico Pusceddu è il sindaco di quella fettina di Campidano su cui Sorgenia ha puntato gli occhi per produrre energia con un parco eolico. È un tema col quale tutta la Sardegna si confronta in questi mesi, l’interrogativo accende gli animi e fa ondeggiare la politica: il prezzo della svolta verde è la violazione del paesaggio con pale alte oltre cento metri? Conviene davvero? Per dirla col primi cittadino: «È tutto oro ciò che luccica»?

Il confronto
A Samassi la società che ha firmato il progetto è stata invitata in Consiglio comunale per un confronto: «Progetti industriali di questa portata e di tale impatto ambientale per il nostro territorio non possono essere discussi nelle “segrete stanze” ma è necessario ed imprescindibile coinvolgere la cittadinanza. Ben vengano le discussioni. La società è stata seria e disponibile nel presentare il proprio progetto rispondendo ai tanti quesiti posti durante la seduta. Comunque, a prescindere dalla bontà dell’idea, non sempre l’interesse privato coincide con quello pubblico che noi amministratori abbiamo l’obbligo di tutelare».

Enrico Pusceddu ha affidato alla sua pagina Facebook alcune riflessioni amare: «È stato il mio quarto incontro con la società però solo in quest’occasione ho potuto visionare le immagini e sentire qualche dettaglio tecnico di un progetto che invece ho scoperto essere già depositato al Ministero per la sua approvazione. Prima che il Comune potesse conoscerne i contenuti (le slide presentate in Consiglio) la società aveva già sottoscritto degli accordi con i proprietari dei terreni su cui posizionare le pale. Non è chiaro quale è (o sarà) il ruolo delle nostre Amministrazioni e che potere si avrà per entrare nel merito delle scelte o nella volontà o meno di accogliere questi impianti nel nostro territorio. Ad oggi non disponiamo di alcun documento depositato in Municipio, alla mia richiesta di avere copia di una relazione tecnica e quantomeno conoscere l’ubicazione esatta delle pale mi è stato risposto che il progetto è depositato al Ministero e che l’avremmo potuto visionare solo una volta approvato, in sostanza a giochi fatti. Attualmente il rapporto della società con il nostro Comune appare più di cortesia istituzionale che di reale coinvolgimento su questioni cruciali che paiono già definite a nostra insaputa. Va da sé che con questi presupposti la diffidenza è massima e il parere sulla questione non può che essere negativo».

I segreti
L’amministrazione comunale viaggia nella nebbia a fari spenti, lo ammette lo stesso sindaco: «A Samassi l’intervento è di svariati milioni di euro, l’importo esatto non si sa, con 6 pale più 5 a Serrenti sorrette da piloni alti 115 metri (la guglia più alta del duomo di Milano ne misura 107) con la rotazione delle pale che raggiunge i 200 metri dal suolo (il colle più alto a Samassi misura 118 metri). L’intervento è totalmente privato e potrebbe non essere l’unico, perché nello stesso modo in cui è arrivata questa società potrebbero giungerne altre con le stesse modalità e continuare a posizionare pale dove meglio credono. L’energia prodotta da questo primo intervento soddisferebbe 61.000 famiglie (Samassi ne ha 2.000) in cambio di cosa? Cosa lascerà sul territorio questa grande quantità di energia pulita»? Non è dato sapere neppure quali saranno le ricadute economiche per i pochissimi proprietari dei terreni: «Abbiamo chiesto quanto percepiranno gli agricoltori che cederanno il proprio spazio per 30 anni in cambio del posizionamento delle pale ma ci è stato risposto che il dato è coperto dal segreto aziendale. Ci è stato prospettato un elenco di possibili e generiche compensazioni alla Comunità per la realizzazione dell’impianto ma nessuna trattativa è stata avviata e nessuna di quelle enunciate pare compensare sulla bilancia il peso del sacrificio richiesto». Perché il punto è proprio questo:  «Il nostro territorio è talmente fertile e le nostre aziende talmente produttive che siamo esclusi contemporaneamente dalle sovvenzioni per le cosiddette zone svantaggiate e dai GAL (unici nel Medio Campidano) per cui mi chiedo: ha senso realizzare parchi eolici proprio sui terreni più fertili della Sardegna»?

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